Wimbledon 2022, Djokovic batte Kyrgios e si conferma re del central court per la settima volta in carriera. Nel torneo femminile vince Rybakina, che batte Jabeur in rimonta.
Quando Nadal non c’è…Djokovic brilla. Nell’anno in cui il maiorchino era tornato a vincere due slam (Australian Open e Roland Garros), e sembrava essersi messo alle spalle i problemi fisici che ne avevano condizionato la seconda parte della passata stagione, il campione serbo si era dovuto “accontentare” della vittoria agli Internazionali di Roma, ammirando per il restoi l’ascesa del rivale verso quello che poteva essere un “Grande slam”.
C’è voluto un altro infortunio, più nello specifico uno strappo addominale, per fermare Nadal alle porte della finale di Wimbledon e spianare la strada a Djokovic verso la vittoria numero 21 in uno slam (guarda caso, uno in meno di Nadal). Il serbo ha battuto sull’erba del central court l’australiano Kyrgios, che prima di aver ottenuto il “bye” in semifinale, aveva piegato, tra gli altri, Stefanos Tsitsipas al terzo turno.
La battaglia sull’erba, durata poco più di tre ore (4-6; 6-3: 6-4; 7-6 i punteggi), ha premiato la resilienza e il maggior cinismo del numero uno al mondo, che pur servendo peggio del proprio avversario (15 aces contro 30, 63% di prime palle messe in campo contro il 73%), conta una maggior percentuale di vincenti (83% a 70%) e di palle vinte sul secondo servizio (61% a 53%).
Kyrgios, in controllo all’inizio, approfitta di qualche imprecisione dell’avversario per solcare un primo vantaggio importante. Il break del 3-2 arriva, infatti, su un doppio fallo di Nole, mentre l’australiano fa valere proprio la propria potenza in battuta per mettere a segno l’ace che vale il 5-3 e indirizza il primo parziale.
Djokovic non molla, tiene lo scambio spingendo bene col rovescio e, con l’aiuto del net, si conquista un primo break sull’1-3. Kyrgios prova a scuotersi, ma non riesce a riprendere le redini del set. Costretto l’avversario ai vantaggi sul 3-1, manda un rovescio in rete che fa scappare definitivamente Djokovic. A nulla servono i successivi buoni turni in battuta dell’australiano, Nole risorge dallo 0-40 nel nono game, e con un servizio vincente costringe Kyrgios in rete, pareggiando i conti.
Anche il terzo set appare piuttosto equilibrato, dacché i due tennisti mantengono la battuta fino al 4 pari. Kyrgios vive dunque un attimo di blackout, sufficiente a permettere a Djokovic di recuperare dal 40-0 nel nono gioco, e siglare il fondamentale break del 4-5. Il serbo tiene dunque la battuta a 30 dopo un errore in lungolinea di Kyrgios, e ribalta la situazione.
Il quarto set è parimenti combattuto, con i contendenti che si spingono sino al tie-break. Nel momento decisivo, Kyrgios, alla prima finale slam in carriera, cede al peso della pressione e comincia a commettere errori in serie.
Prima manda fuori un dritto in risposta sul servizio di Djokovic, poi spreca altri tre colpi (un dritto e un rovescio in rete, un altro rovescio lungo) permettendo al serbo di avanzare fino al 6-1. Consegnati cinque match point all’avversario, l’australiano prova a resistere con l’acqua alla gola. Annulla i primi due con un servizio e dritto vincente, e un ace a spiazzare Djokovic. Il serbo fiuta il pericolo e decide di partire all’attacco sulla palla successiva. Scambi potenti scendendo progressivamente verso rete, e Kyrgios che viene costretto a capitolare definitivamente mettendo il rovescio in rete.
Rybakina: prima kazaka a vincere uno slam
La sua vittoria ha avuto un piccolo strascico “polemico”, se così si vuol dire. Elena Rybakina, classe 1999, è la prima atleta della Federazione kazaka a vincere uno slam. E pensare che a Wimbledon rischiava di non partecipare, visto i natali moscoviti. Rybakina, atleta russa di nascita, avrebbe rischiato di subire la stessa sorte toccata ai vari Medvedev e Rublev, vista la decisione del Governo Johnson di escludere gli atleti russi dal torneo, in appoggio al fronte atlantista nel conflitto russo-ucraino.
Una fortuna che Rybakina abbia scelto di accettare la corte della federazione kazaka, che da alcuni anni, come lei stessa ha spiegato, cerca di cooptare i migliori talenti “scartati” dalla federazione russa. Il Kazakistan le ha permesso di diventare professionista, e lei ha ripagato la fiducia giocando da autentica campionessa.
Dopo aver battuto la Halep in semifinale, Rybakina si è ripetuta contro la tunisina Ons Jabeur, numero due al mondo, e forse la tennista più in forma del momento. Match durato 107 minuti, nei quali la tennista maghrebina si è dapprima portata in vantaggio, comandando gli scambi in un primo parziale chiuso sul 6-3 dopo un turno in battuta disastroso dell’atleta kazaka (quattro errori su altrettanti punti).
Brava Rybakina a mantenere il sangue freddo e rientrare nel match firmando un doppio break nel secondo set, chiuso sul 6-2 grazie a un ace, in un turno di battuta tenuto a 0. Nell’ultimo parziale, è ancora la tennista kazaka a dettar legge: apre il set con una palla break sul 30-40, capitalizzata con una volée di dritto.
Manda a vuoto i tentativi di ripresa di Jabeur tenendo i due turni successivi in battuta, e dopo aver tremato nel sesto gioco, tenendo il servizio in rimonta dallo 0-40, Rybakina va a servire per il match costringendo Jabeur a un doppio errore, prima col rovescio e poi col dritto.
La tunisina si sfalda definitivamente. Su un servizio con traiettoria ad uscire della Rybakina, mette out la sua risposta di rovescio a incrociare, e consegna a Rybakina la prima vittoria in uno slam.
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