La schiacciatrice, con un passato in A1 nelle file del Casalmaggiore, si vedrà riconoscere la mensilità arretrata dopo aver risolto il proprio contratto, perché incinta, nel marzo 2019.
Lara Lugli ha vinto la propria battaglia: l’ex schiacciatrice, con un passato in A1 tra le file di Casalmaggiore, riceverà il pagamento degli stipendi arretrati dal Volley Pordenone, l’ultima società nella quale abbia militato in carriera, che aveva rescisso il suo contratto nel marzo 2019 perché incinta.
Lugli aveva dovuto rinunciare a terminare la stagione agonistica perché in dolce attesa, vedendosi dunque costretta ad interrompere anzitempo il proprio rapporto lavorativo. Fin qui nulla di “anomalo”: le atlete di volley non sono professioniste e, in caso di maternità, non godono di alcuna tutela legale.
A fare scalpore è stato il comportamento della società friulana, che ha citato Lugli in giudizio per “Aver taciuto, al momento della firma del contratto, l’intenzione di avere figli”. Lugli, che aveva inviato al Pordenone un’ingiunzione di pagamento relativa al mese di febbraio 2019, durante il quale aveva regolarmente giocato, non solo si è vista respingere la propria richiesta, ma si è vista citare per danni.
Oltre al danno, dunque, la beffa. La prima udienza, prevista per il 18 maggio prossimo, non ci sarà comunque. Oggi il Pordenone ha ritirato la propria denuncia e ha corrisposto a Lara Lugli la somma dovuta (circa 1000 euro).
Soddisfazione, e non potrebbe essere altrimenti, dalla pallavolista oggi quarantunenne, consapevole della portata che una simile vicenda possa avere sul futuro delle donne atlete e lavoratrici:
“È una grande vittoria per tutti – ha dichiarato l’ex giocatrice – ed era molto importante che questa causa non entrasse nemmeno in un Tribunale a dimostrazione della sua infondatezza. È un forte segnale per tutte le donne, non solo atlete che si trovano a dover affrontare queste situazioni assurde. Voglio ringraziare tutti quelli che sono stati al mio fianco”.
Le fanno eco le parole del presidente federale Giuseppe Manfredi, che annuncia importanti novità in merito a partire dal prossimo consiglio federale: “È assolutamente inaccettabile considerare la maternità quale giusta causa di risoluzione contrattuale imputabile a una futura mamma. Posso inoltre anticipare che nel prossimo Consiglio federale sarà proposta la costituzione di una Commissione Pari opportunità, finalizzata in primo luogo, al monitoraggio, la promozione e il sostegno dei diritti delle atlete”.
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