L’Apache Carlos Tevez pone fine a una carriera durata 20 anni che gli ha permesso di vincere tutto in tre Paesi e tre continenti diversi.
L’ultimo dei mohicani ha appeso la sua ascia da guerra: Carlos Tevez, l’Apache, un giocatore che con la sua classe e la sua grinta ha segnato un’epoca, ha deciso di dire addio al calcio giocato. Lo ha fatto a 37 anni, dopo aver vinto tutto in tre Paesi e altrettanti continenti differenti.
La sua vita calcistica divisa a metà: l’amore per il Boca, la squadra tifata da bambino, che l’ha plasmato e reso uomo. E poi l’Europa, che l’ha reso una stella di livello mondiale. A fare da contorno una breve parentesi in Cina, lì dove il calcio appartiene a un’altra era geologica, come seccamente dichiarato dallo stesso calciatore.
Tevez in carriera ha vinto tanto. Tutto ciò che un calciatore possa desiderare: una Coppa dei campioni, una Libertadores, cinque Scudetti tra Italia ed Inghilterra, quattro campionati argentini e svariate coppe nazionali. Gli è mancata la gioia con l’Albiceleste, il cui rapporto con Tevez è sempre stato piuttosto ambiguo: idolo della gente, amato da tutti gli argentini che ne invocavano a gran voce la convocazione, ha avuto screzi con il commissario tecnico Alejandro Sabella, che gli ha precluso la gioia di rappresentare il proprio Paese nel Mondiale brasiliano del 2014, la manifestazione più sentita per il popolo argentino.
I maligni sostengono che la sua personalità carismatica fosse mal digerita dalla “Pulce” Leo Messi. Ma Tevez non si è mai curato dei pettegolezzi e, quando chiamato in causa, ha difeso i colori della bandiera argentina con onore: 76 presenze e 13 gol. 746 le partite giocate a livello di club e 309 le reti.
Carlos ha detto addio al calcio in una conferenza stampa indetta alla “Bombonera”. Un addio dettato dalla necessità di dedicarsi a qualcosa di ben più importante: “Voglio stare con la mia famiglia”, ha dichiarato l’attaccante che pochi mesi fa ha perso il padre adottivo a causa del Covid. Il calcio gli rimarrà dentro, ha promesso, come un segno indelebile: “Non è un addio, ma un arrivederci”. E noi tutti speriamo che, in un modo o nell’altro, l’Apache resti nel mondo del calcio.
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