Il magnate russo subisce le conseguenze della guerra: la richiesta arriva dal parlamento della Corona in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Putin.
Anche Roman Abramovich deve fare i conti con le conseguenze della crisi russo-ucraina: il magnate russo, proprietario del Chelsea, è stato costretto a lasciare il proprio incarico in seguito alla richiesta avanzata da Chris Bryant, esponente del partito Laburista e deputato della Camera dei Comuni.
Bryant ha sollecitato l’esproprio dei beni del magnate russo, che per disposizione del Premier Boris Johnson non riceverà più il visto per tornare in Inghilterra. Abramovich si vede così costretto ad abdicare dopo 18 anni alla guida del Chelsea, club che ha condotto ai vertici europei conquistando due Champions.
Nell’accomiatarsi dalla propria creatura, Abramovich affida i propri pensieri a un comunicato ufficiale. Il Chelsea passa sotto l’egida della fondazione benefica che afferisce al club:
“Durante i miei quasi 20 anni di proprietà del Chelsea FC, ho sempre considerato il mio ruolo di Custode del club, il cui compito è garantire il massimo successo che possiamo avere oggi, oltre a costruire il futuro, e allo stesso tempo svolgere un ruolo positivo nelle nostre comunità. Ho sempre preso le decisioni tenendo a cuore l’interesse del Club. Rimango fedele a questi valori. Ecco perché oggi sto affidando agli amministratori della Fondazione di beneficenza del Chelsea la gestione e la cura del Chelsea FC. Credo che attualmente siano nella posizione migliore per prendersi cura degli interessi del Club, dei giocatori, dello staff, della squadra e dei tifosi”.
Questo l’epilogo dell’esperienza inglese di uno degli uomini più ricchi al mondo. Le posizioni di Abramovich, amico intimo di Vladimir Putin, stridono con quelle della democrazia di Westminster che aderisce all’alleanza atlantica. Boris Johnson ha deciso di isolare, attraverso una serie di azioni punitive, gli uomini più influenti vicini al leader russo.
La “cacciata” di Abramovich è solo l’ultimo episodio della strategia di isolamento ed ostracismo che la comunità occidentale ha messo in atto nei confronti della Russia, su diversi piani: dall’economia (estromissione della Russia dai sistemi SWIFT), all’arte (al direttore d’orchestra Valeryi Gergiev sarà proibito di dirigere in alcuni dei maggiori teatri europei, tra cui “La Scala” di Milano).
Lo sport si “adegua”: si va dallo smantellamento di attività economiche che nel settore, specie nel calcio, hanno investito (il colosso energentico Gazprom ha interrotto i propri accordi di sponsorizzazione con lo Schalke 04, e rischia di interromperli parimenti con la UEFA), alla cancellazione di eventi che avrebbero dato al gigante sovietico visibilità internazionale (il GP di Sochi del prossimo 23 settembre e la finale di Champions, spostata da San Pietroburgo a Parigi).
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