Dopo la notizia emersa nella giornata di sabato di ben due voli, uno proveniente da Los Angeles ed uno da Abu Dhabi con a bordo un soggetto positivo al Covid-19, un comunicato ufficiale ha reso nota una positività anche su un volo giunto da Doha.
Continua ad aumentare il numero di giocatori per i quali l’organizzazione degli Australian Open, primo slam della stagione 2021, ha disposto una quarantena ristretta, un isolamento di quattordici giorni, senza la possibilità di allenarsi sul campo o in palestra, perché contatti stretti di un soggetto positivo.
Ai 47 precedentemente notificati, provenienti da due differenti voli, nella giornata di ieri se ne sono aggiunti altri 25 in seguito ad un caso di positività certificato su un volo arrivato nelle ore precedenti da Doha, dove nell’ultima settimana si sono svolte le qualificazioni maschili.
Sale così a 72 il numero di tennisti che, nelle prossime due settimane, fino all’inizio del mese di febbraio, non potrà lasciare la propria stanza d’albergo, vietando così ogni spostamento sul campo da gioco o nelle palestre predisposte per le cinque ore totali di attività fisica al giorno concesse, invece, a tutti gli altri giocatori.
Una situazione senz’altro spinosa e complicata per la quale si vedrà se, nelle prossime ore, verrà trovata una soluzione come quella vociferata di una “bolla nella bolla”, permettendo a tutti questi atleti coinvolti di allenarsi tra di loro, limitando così i loro contatti.
In attesa di ulteriori sviluppi, la speranza è che, con i voli già atterrati ormai da alcuni giorni, i casi di positività rimangano inalterati per permettere alla lunga tournée australiana di aprire i battenti e di inaugurare lo spettacolo del grande tennis.
Intanto, Emma Cassar, la responsabile della gestione dell’isolamento nello stato di Victoria, di cui è capitale Melbourne, sede dell’Australian Open, ha declinato tutte le richieste del numero uno del mondo Novak Djokovic a favore dei colleghi coinvolti in questa situazione.
Dal materiale di allenamento da avere a disposizione in camera ad un cibo migliore offerto dagli alberghi selezionati, dalla possibilità di incontrare allenatore e fisioterapista in presenza di tamponi negativi alla ricollocazione degli atleti in case private dotate di campo da gioco, ogni richiesta è stata respinta.
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