Salary Cup nel calcio: Lorenzo Casini lancia l’allarme: “Offerte dall’Arabia? Serve Salary Cap come in MLS.”
L’oramai sempre più consueta scelta da parte dei top giocatori europei di voler optare per contratti milionari offerti dagli emirati arabi ha iniziato a far storcere il naso ai principali dirigenti calcisti, tra cui anche il giurista della Lega Serie A, Lorenzo Casini, il quale si è espresso nei confronti delle faraoniche offerte provenienti dall’Arabia Saudita: “Offerte del genere rischiano di generare un vero e proprio doping finanziario. Fin quando si parla di mercato europeo possiamo intervenire con il Salary Cap, ma nel caso di altri continenti soltanto la FIFA può imporsi con delle regole.”
L’Introduzione del Salary Cap in Europa potrebbe essere molto di più che una semplice idea; questa forma di regolamentazione è, infatti, già esistente nel campionato americano ed è finalizzata al raggiungimento di un campionato equilibrato, spettacolare, ma soprattutto sostenibile. Il procedimento è semplice: il primo cavillo sarebbe quello di imporre un limite di tetto salariale ad ogni singola squadra partecipante al medesimo campionato, nel caso del MLS, infatti, il tetto salariale di ogni singola rosa non può oltrepassare i 5,2 milioni di euro per stagione. Anche se nel 2009, in occasione del trasferimento di David Bechkam in America, venne introdotta una modifica nella regolamentazione delle regole calcistiche, la quale permise ai Los Angels Galaxy di pagare per intero lo stipendio del campione inglese, ma impattando solamente in parte sul Salary Cap. Questa modifica dà allora alle società americane la possibilità di poter ambire all’acquisto di almeno 3 fuoriclasse nella stessa sessione di mercato, senza che queste ultime dovessero vedersi frenate dalle forme di regolamentazione.
La stessa modalità è stata usata anche quest’anno dall’Inter Miami per acquistare Lionel Messi. La particolarità di questa regola è che non importi quanto venga a costare effettivamente lo stipendio di un singolo calciatore, questo peserà sul bilancio societario di fine anno ugualmente 651 mila dollari circa. Gli esempi lampanti li ritroviamo in Lorenzo Insigne e in Federico Bernardeschi: nonostante i due campioni italiani dispongano di un contatto più che milionario, per quanto riguarda il Salary Cap il loro stipendio peserà per le rispettive società solamente 651 mila dollari all’anno.
Una possibilità, dunque, che il Salary Cap possa essere introdotta anche nel panorama calcistico europeo c’è ed è più che consistente. Questa regola permetterebbe alle società di poter assorbire sui propri bilanci solamente in parte gli estremi ingaggi dei calciatori. Ma bisognerà anche tenere in considerazione che l’applicazione di questa regola, avrà bisogno di uno studio molto accurato per non ritrovarsi poi nella condizione di dover far fronte ad un limite troppo basso di tetto salariale che potrebbe rischiare di ridurre l’equilibrio e la competitività invece che aumentarla.
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