Pauleta, il maledetto numero 9 del Portogallo

La storia calcistica del Portogallo è piena di giocatori che vengono dalle isole dell’Atlantico. Il più famoso è ovviamente Cristiano Ronaldo, nato nella lontana Madeira, diventato probabilmente il calciatore portoghese più forte della storia, ma anche Eusebio non è nato nella penisola iberica, ma in Mozambico. C’è un altro attaccante che però, a modo suo, ha fatto la storia del Portogallo, o quantomeno l’ha vissuta, e che è nato in un’isola splendida, nell’arcipelago delle Azzorre. Pedro Miguel Carreiro Resendes a dir la verità, doveva fare il pescatore, alla fine però ha deciso di inseguire un pallone, e di diventare un attaccante, noi però lo conosciamo con il suo nome più breve: Pauleta.

Pauleta ha giocato poco però in patria con una maglia del campionato portoghese. Non è mai approdato nei grandi lidi, Porto, Sporting o Benfica, bensì ha giocato per l’Estoril in seconda divisione, segnando 18 reti in 29 partite, e affermandosi come bomber di quantità, più che di qualità.

Neanche il tempo di calcare i primi terreni professionistici, che lo chiama Spagna, e il nostro approda a Salamanca una società che è poi fallita nel 2013. 

pauleta salamanca

Con 19 reti in 37 partite è il principale fautore della miracolosa promozione in Liga, dove la piccola squadra castigliana riesce a non sfigurare, e Pauleta non perde il vizio del gol, andando nuovamente in doppia cifra, ed attirando su di sé le attenzioni del Deportivo La Coruna.

Il Depor non è una squadra di media-bassa classifica, come ora, ma una squadra costruita per vincere in quel periodo, così Pauleta approda in un club di buon livello, ma trova davanti a sé un imprendibile Roy Makaay, che con 22 reti trascina i biancoblu alla vittoria del titolo. Un successo storico, sul quale c’è scritto anche il nome di Pauleta, che in 28 reti segna comunque 10 reti. Una caratteristica che lo marcherà per tutta la carriera: da titolare, da prima riserva, o da ultima riserva, segna sempre. 

IL MITO DEL NUMERO 9

Nel frattempo, l’attaccante portoghese, segna pure le sue prime due reti con la maglia della nazionale. Lui, che è sempre in discussione, non tanto quanto persona o come calciatore, ma tanto come posizione. Il Portogallo insegue la gloria da anni, e per farlo è convinta che manchi l’ultimo tassello, un centravanti vero, un numero nove che faccia sognare e che segni tanto, che dia spettacolo.

Pauleta non è di sicuro fra questi: non potrà mai essere l’erede di Eusebio, ma comunque segna, e lo farà così tanto con la maglia dei lusitani, da superare la stessa leggenda del Benfica nella classifica dei cannonieri della nazionale portoghese.

 

Nel 1999-2000 Pauleta gioca di più, ma è chiaro che il suo tempo a La Coruna sia finito. Dalla Francia arrivano le prime sirene, che si concretizzano nel passaggio al Bordeaux. È in Ligue 1 che finalmente trova la consacrazione, pur vincendo pochissimo (ed anche questa sarà una triste costante della sua carriera) trova la serenità, e la porta avversaria, come sempre.

Con i girondini vive 3 stagioni ad alti livelli, segnando 91 reti in 130 partite: 1,42 ogni 90 minuti, un numero altissimo, che gli permette anche di vincere la classifica capocannonieri nel 2001-02, alla pari con Cissè.

Il suo modo di giocare è unico, non perché sia un calciatore spettacolare, ma proprio perché riesce a portare in un livello professionistico un modo di stare in campo da dilettanti. Vivacchia sul campo, a volte sembra quasi scomparire, per poi riapparire nel momento giusto. Non è neanche un vero e proprio killer della porta, anzi, capita di trovare sul web anche incredibili gol divorati davanti al portiere avversario, ma ha la capacità di segnare nei momenti importanti. Così entra nelle mire del Paris Saint-German, proprio prima che il PSG diventi la forza a livello europeo che è adesso.

Anche questa, una sfortunata costante della carriera di Pauleta: arrivare nella squadra giusta, nel momento sbagliato.

LA “TORRE” ALL’OMBRA DELLA TORRE

pauleta

 

Nella prima stagione a Parigi Pauleta continua a segnare, e ad arrivare in doppia cifra. Una cosa che farà per tutte le 12 stagioni giocate a livello professionistico, fino all’addio al calcio. Con le 18 reti in Ligue 1 però non aiuta il PSG a vincere il titolo, infatti la squadra della capitale arriva seconda, ma l’attaccante arriva al meglio della forma al primo grandissimo appuntamento con la maglia del Portogallo: l’Europeo casalingo del 2004.

Portogallo 2004.
Rui Costa (non in foto), Figo, Cristiano Ronaldo, Maniche, Deco… non esattamente una brutta squadra.

 

La competizione in casa non è facile per i lusitani, che incontrano Grecia, Russia e Spagna nel girone, e passano come primi nel girone, ma con qualche sofferenza. Ai quarti di finale, l’agonico match contro l’Inghilterra finisce ai rigori, e i padroni di casa vanno in semifinale, dove battono per 2-1 anche un’ottima Olanda.

Pauleta non segnerà neanche un gol durante tutto l’Europeo, attirando a sé ancora una volta tutto l’odio del pubblico portoghese, che non riesce a superare il complesso del 9. L’odio arriverà ai livelli più alti quando in finale contro la sorprendente Grecia, l’attaccante del PSG deluderà ancora di più, non beccando quasi mai lo specchio della porta.

In quel momento lo sconforto distrugge una nazione, che pensava che quella fosse l’ultima occasione per vincere qualcosa di importante. “Quando ritroveremo una generazione d’oro come quella?“.

Nessuno lo sa, ma 12 anni dopo sarà proprio un numero 9, abbastanza distrattato proprio come Pauleta, a consegnare il primo trofeo internazionale al Portogallo: stiamo parlando di Euro 2016, e di Eder. Pauleta, ancora una volta, è arrivato nel posto giusto, al momento sbagliato.

https://youtu.be/ImPDI_00IUc

 

La delusione dell’Europeo perso non scompone Pauleta, che continua la sua carriera al PSG, continuando a realizzare reti a raffica, ma vincendo poco: 1 coppa di Lega francese nel 2008, 2 coppe di Francia nel 2004 e nel 2006. Nell’ultima stagione, nel 2007-08, riesce a superare il record di Dominique Rocheteau, e diventa il primo marcatore della storia dei parigini con 109 reti. Toccato il cielo, però, Pauleta, decide di lasciare il calcio giocato, e fare l’osservatore calcistico. Recentemente solo Ibrahimovic e Cavani l’hanno superato nella classifica speciale del club francese.

 

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