Richard Carapaz vince l’oro alle Olimpiadi Tokyo 2021 nella corsa di ciclismo in linea. Il colombiano scatta a sei km dalla fine e fa il vuoto. Sul podio, vittoriosi allo sprint, Van Aert e Pogacar.
Scatto per l’oro: se la corsa in linea di ciclismo fosse un film, probabilmente si intitolerebbe così. Lo scatto decisivo, a sei chilometri dal traguardo, l’ha trovato Richard Carapaz, che ha conquistato il primo storico oro dell’Ecuador ciclistico nel Circuito internazionale di Fuji.
Con un’azione da finisseur il corridore ecuadoregno ha staccato Brandon Mcnulty, l’unico capace di seguirlo a ruota da un drappello di undici corridori, dove figuravano anche i due grandi favoriti per l’alloro olimpico Van Aert e Pogacar. Carapaz è stato in grado di mettere in fila proprio gli uomini più attesi. La sua è stata una fuga in solitaria verso il circuito motoristico di Fuji, e agli avversari non è rimasto che accontentarsi della volata per la piazza d’onore, con Van Aert che ha regolato il vincitore degli ultimi due Tour de France.
La tappa era partita a ritmi molto blandi, tanto che i battistrada avevano conquistato fino a 20 minuti di margine sul plotone. Vantaggio rimasto cospicuo anche sull’ascesa del monte Fuji (insidiosa salita di 15 km al 6% di pendenza media), finchè i cinque al comando Juraj Sagan (Slovacchia), Nic Dlamini (Sud Africa), Michael Kukrle (Repubbica Ceca), Polychronis Tzortzakis (Grecia) e Orluis Aular (Venezuela), non iniziavano a perdere sensibilmente a un centinaio di chilometri dalla fine.
Il tentativo di fuga si è esaurito a circa 42 km dalla conclusione, con Tzortzakis e Aular gli ultimi ad arrendersi. Si sono fatti avanti gli uomini di punta: Pogacar (che ha sfruttato l’inesauribile lavoro di Tratnik), Van Aert, ma anche uomini come Woods, Kwiatkowski e Carapaz, appunto, oltre all’azzurro Bettiol.
I crampi hanno fermato Bettiol mentre si trovava nel gruppo di testa, rendendo vane le ambizioni azzurre di medaglia. Al gruppo di testa si sono aggiunti anche Fulgsang, Gaudu e Adam Yates, tra gli altri, ma un primo scossone l’hanno dato Mcnulty e Carapaz che si sono avvantaggiati a una ventina di chilometri dall’arrivo. Il resto è storia già narrata all’inizio: Carapaz va via a sei chilometri dalla conclusione e si rende irraggiungibile. L’Ecuador festeggia il suo campione, che riscatta in un colpo solo una stagione fin qui deludente e un Tour vissuto da comprimario, nonostante il terzo posto finale. Per un giorno il fenomeno Pogacar è rimasto a guardare. La scena è tutta per la Locomotora de Carchi.
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