L’Inter è Campione d’Italia per la 19° volta nella sua storia. A 11 anni dall’ultimo Scudetto targato Mourinho e con protagonisti gli eroi del Treble 2010, i nerazzurri sono tornati sul tetto d’Italia, chiudendo il campionato con 91 punti, frutto di 28 vittorie, 7 pareggi e 3 sconfitte.
Merito di una squadra che soprattutto nel girone di ritorno ha inanellato uno score decisivo infilando 16 vittorie, 2 pareggi e 1 sola sconfitta nella seconda parte del torneo. Vale a dire 50 punti fatti su 57 disponibili e tagliando di fatto le ambizioni delle concorrenti. Da un Milan non ancora attrezzato per vincere, fino una Juventus troppo scostante per prestazioni e risultati per impensierire la corsa nerazzurra L’Inter in Italia ha saputo far valere i suoi punti di forza e ha limitato le criticità, come un gioco non sempre continuativo nel suo evolversi e una fase mentale che ha avuto alti e bassi nella stagione.
Una solidità difensiva ormai collaudata e che ha permesso all’Inter di chiudere il torneo con la miglior difesa (35 reti subite), un’identità tattica precisa e coerente ma meno ingabbiata rispetto allo scorso anno e un 11 titolare molto competitivo che ha alzato il livello tecnico in ruoli dove c’erano mancanze e che ha trovato la quadra nella seconda e decisiva parte di campionato. Analizziamo ora i protagonisti dello Scudetto nerazzurro, ma anche le delusioni e i giocatori che hanno reso meno nella storia del 19° titolo interista.
TOP INTER
LUKAKU, 9: troppo facile forse, ma il numero 9 e attaccante nerazzurro è stato il vero e proprio trascinatore dell’Inter allo Scudetto. Aveva chiuso la stagione scorsa con la sfortuna di un autogol, ma ha ridato con gli interessi al tifo nerazzurro. I gol ovviamente, ma anche un enorme lavoro per la squadra con o senza palla, attitudine al sacrificio e doti da leader. Chiude la stagione con 24 gol in campionato e 11 assist e la consapevolezza di essere un simbolo nerazzurro.
HAKIMI, 7.5: partiamo all’inverso. Nelle ultime partite prima della certezza dello scudetto, l’esterno marocchino era in calo e stava sbagliando troppo per le sue qualità. Ma l’apporto stagionale del nuovo acquisto stagionale dell’Inter è stato importante. Upgrade decisivo in una zona di campo dove l’Inter ha alzato pericolosità e talento, Hakimi si è integrato quasi subito nel 3-5-2 Contiano come quinto di destra. Velocità in scatto e contributo offensivo, perenne spina nel fianco delle difese. E ha margini di miglioramento. 7 gol e 10 assist il suo contributo.
ERIKSEN, 7.5: una nota di merito va data al giocatore danese, la cui importanza sullo Scudetto interista non è stata capita appieno. Da sacrificabile in estate, passa una prima parte di stagione da incubo non trovando minutaggio ed entrando in uno scontro nemmeno troppo nascosto con Conte, che non lo considera funzionale al suo calcio. Dato partente nella finestra di mercato di gennaio, le contingenze sorridono all’Inter che da gennaio in poi si ritrova nei fatti un nuovo acquisto. Dal match di ritorno col Benevento dove viene schierato regista fino alle settimane successive dove con Barella e Brozovic formerà il nuovo centrocampo. La pulizia tecnica e la calma nel palleggio di Eriksen sono una chiave di pericolosità e di controllo per la manovra interista. Bravo anche in interdizione, è fondamentale come seconda alternativa nella costruzione della manovra, dando più serenità a Brozovic. Segna un gol importante a Napoli, segna il gol Scudetto a Crotone.
BARELLA, 7.5: Forse il giocatore che ha avuto il rendimento più migliorato nella stagione. Stagione da grande protagonista per il centrocampista italiano che ha dato tutte le sue caratteristiche a servizio dell’Inter. Mezzala d’inserimento e di copertura, impegno e sacrifici massimo, dà spessore e grinta al centrocampo nerazzurro. Fondamentale in copertura e nei contrasti, più preciso sul lato tecnico rispetto a un anno fa. Un giocatore “semplice” quanto importante nella struttura di squadra interista.
SKRINIAR, 7.5: altro caso simil Eriksen. La scorsa stagione sembrava quasi fuori progetto per la sua poca compatibilità alla difesa a 3 e in estate pareva partente. Il mercato ha anche qui aiutato l’Inter a ritrovare un difensore di alto livello. In una difesa composta dall’eleganza silenziosa del libero de Vrij e dal giovane talento di Bastoni, lo slovacco ha fatto il difensore vecchio stile. Integrato nei meccanismi difensivi ha alzato un muro che ha permesso all’Inter di valersi di una difesa iper-solida. Ottimo nei fondamentali come anticipi, marcature e contrasti uno contro uno.
FLOP INTER
VIDAL, 5: arrivato come nuovo acquisto per integrare esperienza e mentalità nella rosa nerazzurra, il cileno ha deluso molto le aspettative. Conte gli dà fiducia fin da subito, ma a parte una buona prestazione all’Olimpico contro la Lazio, il centrocampista è lontano parente della sua versione migliore e soprattutto in Europa crea danni come i due gol concessi per suoi errori al Gladbach e l’espulsione da ingenuo contro il Real. Poca grinta, poco ritmo, nessun contributo come qualità. I problemi fisici sono una manna per l’Inter, che riscopre Eriksen. Unico gol seppur importante nel big match contro la Juventus.
KOLAROV, 5: altro nuovo acquisto arrivato per dare esperienza e come ricambio di fiducia in difesa. Ma le condizioni fisiche sono precarie e non riesce a essere un valore nell’Inter. Schierato nelle prime due da titolare di campionato dove l’Inter subisce 5 gol, il punto più basso lo raggiunge nel Derby d’andata dove viene scherzato da Ibrahimovic. Infortuni vari lo levano dalla squadra per fortuna dell’Inter per gran parte della stagione.
GAGLIARDINI, 5.5: In un reparto che ha avuto tre titolarissimi (Barella, Brozovic, Eriksen) e 3 giocatori spariti dai radar per vari motivi (Sensi, Vidal, Vecino). Il centrocampista italiano ha avuto una prima metà di stagione dove gravitava nelle rotazioni titolari, per poi essere prima riserva del centrocampo. L’impegno alla causa è stato lodevole, il contributo tecnico molto meno. Limiti che non si sono nascosti anche in una stagione vincente, resta un mistero come per metà campionato abbia potuto panchinare Eriksen.
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