Spettacolo e colpi di scena nella diciassettesima tappa del Giro d’Italia, la Canazei-Sega d’Ala: vince Daniel Martin, 102° corridore a vincere una tappa nei tre grandi giri, ma Simon Yates riapre la corsa rosa.
Lo chiamano lo “scienziato” e oggi ci ha dato una dimostrazione empirica del perché: Simon Yates riapre il Giro d’Italia. Lo fa arrivando terzo sulla salita di Sega d’Ala, una delle più dure dell’intera corsa, e staccando Egan Bernal di circa 57 secondi.
Primo vero momento di crisi per il colombiano, che fino ad ora era apparso inscalfibile. Il capitano della Ineos era riuscito a tenere la ruota del diretto inseguitore in classifica sulla salita lunga 11,8 Km, ma a tre dalla fine ha cominciato ad accusare la fatica e le scorie di questi ultimi giorni all’attacco. Ora il colombiano ha un margine di 2:21 su un formidabile Damiano Caruso, ancora una volta nel gruppo dei migliori, e 3:23 proprio dal britannico, che aggiunge un po’ di pepe a queste ultime tappe.
Sul traguardo è transitato per primo l’irlandese Daniel Martin, che a quasi trentacinque anni si iscrive nell’albo dei corridori capaci di vincere almeno una tappa nei tre grandi giri. La fuga ci ha messo un po’ ad andar via, ma poi sono partiti in 20, rimasti in testa a tirare sino a pochi chilometri dalla salita del Valentino. Lì c’è stata la prima selezione, con un gruppetto di sei che ha preso margine nel tratto di discesa.
Fra loro i nostri Ravanelli, Moscon e Carboni, ma soprattutto Dan Martin, che ha staccato tutti sull’ascesa finale ed è andato a vincere in solitaria, facendo il vuoto tra sè e Almeida, giunto secondo con un ritardo di oltre 10”, mentre dietro il gruppo maglia rosa ridisegnava le sorti del Giro. Sfortuna per il nostro Vincenzo Nibali e per Remco Evenepoel, coinvolti in una caduta a 10 Km dal traguardo. Il belga, già fuori dai giochi di classifica, si è ferito urtando un guard rail, ma è rientrato stoicamente in gara, pur con escoriazioni evidenti.
Domani tappa relativamente tranquilla, da Rovereto a Stradella (231 Km). Questo prima di un pirotecnico finale che, tra Alpe di Mera e Alpe Motta, promette nuovi possibili ribaltoni.
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