Stadiosport.it ha intervistato in esclusiva Giorgio Braglia, soprannominato il George Best italiano, ex Ala degli anni ’60 e ’70 di Modena, Roma, Brescia, Fiorentina, Foggia, Napoli, Milan e Siracusa
Tra le tante squadre nelle quali ha militato da ricordare Modena, Roma, Brescia, Fiorentina, Foggia, Napoli, Milan e Siracusa. Uno dei divi calcistici di quei magici anni 60 e 70. Il numero 7 che da sempre ha indicato genio e sregolatezza anche il calciatori come Gigi Meroni e Zigoni. Tecnica scintillante e una carriera che sicuramente avrebbe meritato maggior fortuna da parte del destino.
Qual era il suo idolo da ragazzino?
B: “Il mio idolo da ragazzino era Rivera”.
Cosa ricorda del biennio al Modena?
B: “Ricordo che abbiamo disputato il campionato di Serie B e abbiamo rischiato di retrocedere. Ci salvammo grazie ad un gol che feci alla Spal. Ricordo con molto piacere i primi anni”.
Nella Roma gioca una stagione e realizza un gol. Cosa ricorda di quella stagione?
B: “Ricordo che facevo il militare. C’era Helenio Herrera. Parliamo degli anni 60/70 che sono anni stupendi, per me gli anni più belli del secolo. Ricordo bene anche se ho giocato poco, solo 13/14 partite. Sono però dei bellissimi ricordi”.
Come descriverebbe ai giovani un allenatore come Helenio Herrera?
B: “Un allenatore simpatico, molta personalità, si faceva molto seguire”
Come giudica l’esperienza al Brescia ?
B: “Un’esperienza squallida, non mi è piaciuta per niente. Una città per quel che mi ricordo molto triste. Un anno tristissimo. Però comprai una Porsche usata senza sapere il valore che avrebbe avuto al giorno d’oggi. La rottamai nel ’73. Porsche 356 c, costerebbe 200.000 €. La usai anche per andare a Firenze visto che l’anno dopo giocai con la Fiorentina, però sugli Appennini faceva fatica, mi consumava solo olio e la diedi via. Presi sempre un’altra macchina Porsche nera, due posti, attuale valore 15.000 €”
Lei approda alla Fiorentina nella stagione 1971/72 e ha a che fare con Liedholm. Come lo descriverebbe?
B: “Alla Fiorentina ricordo che tra gli altri c’erano Chiarugi, Clerici, Galdiolo, Ferrante, Brizi, De Sisti, Merlo. Praticamente la squadra che vinse lo scudetto due anni prima. Purtroppo mi sono rotto un ginocchio e sono stato fermo 7 mesi e giocai solo le ultime partite. Liedholm era una brava persona, anche ovviamente come allenatore, molto diplomatico”
C’è il trasferimento al Foggia nella stagione 1972/73. Possiamo chiamarla la stagione del rilancio?
B: “Si, certo, andammo in Serie A e io feci un bel campionato, realizzai 13/14 gol e dopo di che l’anno dopo andai al Napoli e lì disputai tre stagioni”
Con l’approdo al Napoli lei disputa delle ottime annate e la squadra disputa campionati di altissimo livello. Cosa è mancato a quel Napoli per vincere lo scudetto?
B: “A centrocampo c’era della gente che correva poco. Esposito è stato infortunato per un anno e mezzo intero e aveva sempre uno strappo dietro che lo affliggeva, Juliano aveva i suoi 33/34 anni, poi sì c’era Orlandini che correva parecchio ma niente a che vedere con i centrocampisti di oggi”
Qual era la vera forza di quel Napoli?
B: “Un pò il complessivo. La forza veniva da tutti, ci si aiutava l’un l’altro. C’erano sicuramente dei campioni come Burgnich ma erano tutti quasi arrivati al capolinea della carriera”.
Vinicio ai tempi era considerato un rivoluzionario. Quale ricordo conserva di un allenatore come lui?
B: “Conservo un ottimo ricordo, lui è stato molto bravo. E’ stato anche una brava persona”.
Un ricordo di Tarcisio Burgnich, il quale purtroppo ci ha da poco lasciati.
B: “Lui era una bravissima persona. In quel periodo giocava da libero ed era anche abbastanza bravo”.
Un presidente come Ferlaino come si poneva nei suoi confronti?
B: “Ti diceva una cosa e poi ne faceva un’altra. Infatti quando vincemmo la Coppa Italia nel ’76 mi disse: “Braglia, lei è il primo che rimane qui” e una settimana dopo non c’ero più.
Cosa è mancato a Juliano per poter raggiungere il livello di due fuoriclasse come Mazzola e Rivera?
B: “Probabilmente gli sono mancati sicuramente dei compagni più bravi e una squadra più forte”
Napoli- Verona 4-0, finale di Coppa Italia 1976. Lei segna in questa partita. Quali emozioni conserva della conquista di questo trofeo?
B: “Ricordo che abbiamo fatto una bella partita ed ero convinto di rimanere. Invece a Napoli si erano messi in testa Chiarugi, il primo Ferlaino e fecero questo scambio con il Milan e io andai lì”.
A Napoli lei è stato amato più per il carattere o per il modo di giocare?
B: “Sinceramente non so, ma credo un po’ per tutti e due gli aspetti”.
Come prende Braglia il trasferimento al Milan nell’estate 1976? Fu per lei immagino una sorpresa…
B: “Si, esatto. La presi male perché stavo bene a Napoli. Roma, Napoli, Firenze sono le tre città in cui un calciatore sta da Dio”
Com’è stato allenarsi con campioni come Albertosi, Anquilletti, Maldera, Sabadini e Rivera?
B: “Dopo un mese che arrivai a Milano purtroppo presi l’epatite per colpa delle cozze crude che avevo mangiato a Napoli per la prima volta. Fu un percorso in salita per me, rimasi fermo sei mesi. Non mi viene nemmeno voglia di ricordarlo quel periodo perché è stato l’inizio della fine. Avevo 30 anni, i contratti erano di 1 anno e non c’era lo svincolo che c’è adesso. Ora ti corrono dietro per rinnovarlo ed evitare lo svincolo”
Però ha avuto la soddisfazione di vincere la Coppa Italia con il Milan nella finale contro l’Inter realizzando tra l’altro il secondo gol…
B: “Si, però non è servita purtroppo a niente, inutile parlarne”
Sull’almanacco si legge Siracusa, 0 presenze e 0 gol, che cosa è successo?
B: “No no, io non sono mai stato a Siracusa”.
Luca Meringolo © Stadio Sport
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