Emergenza Coronavirus: dopo la voce grossa della Lega e la solita posizione di Gravina, anche l’AIC torna in campo e dice la sua contro il Governo.
Belgio, Olanda e, da ieri anche la Francia, hanno chiuso i battenti. Gli sport professionistici e quindi anche il calcio, in questi paesi, non riprenderanno prima di agosto/settembre. Il buon senso di chi di dovere ha prevalso e, sebbene i danni economici saranno ingenti per tutti, è giusto aver messo la tutela della salute di atleti e cittadini al primo posto.
Proprio la tutela della salute di atleti e cittadini è il punto di cui ormai da settimane non tengono conto FIGC. Lega Calcio e AIC. “La Serie A deve riprendere, punto. Anche a costo di far risalire la curva dei contagi, noi tutti questi soldi non vogliamo perderli”.
Probabilmente è esagerata come spiegazione, ma alla luce di quanto sta accadendo sembra essere proprio così. La Lega Serie A, grazie anche all’appoggio di qualche club, ha fatto la voce grossa nei giorni scorsi e anche la FIGC di Gravina continua a perseverare nella propria decisione di riprendere il campionato.
Il Governo, dal canto suo, mediante la figura del ministro dello sport Spadafora, continua a non prendere una decisione definitiva. “Vorremo chiudere, ma lasciamo ancora qualche possibilità“. Comprendiamo come il ministro debba tener conto del parere di medici, virologi, epidemiologi e via dicendo e che quindi voglia lasciare aperto qualche spiraglio per la ripresa del campionato, ma anche alla luce di quanto hanno fatto già altri paesi europei, non sarebbe meglio prendere in mano la situazione e mettere fine a tutto? Noi pensiamo di sì, ma evidentemente questa è una responsabilità che Spadafora non vuole assumersi.
Dal canto loro, FIGC, Lega e club di Serie A continuano a manifestare il proprio disappunto contro il ministero dello sport. La motivazione è sempre la stessa: “serve chiarezza“. Se poi aggiungiamo anche le false voci che circolano riguardo la presunta ripresa degli allenamenti fissata per il 18 maggio, la frittata è fatta.
A rincarare la dose, in questo senso, ci ha quindi pensato l’AIC che, dal nulla, ha avuto il coraggio di criticare la posizione del Governo (non dimentichiamo che Tommasi era uno di quelli che voleva mille garanzie prima di far tornare in campo squadre e giocatori).
Facendo infatti riferimento alla data del 4 maggio e alla possibilità, per gli atleti degli sport individuali, di tornare in azione, Tommasi ha detto:
L’Assocalciatori manifesta le proprie perplessità, nonché la sorpresa, in merito alla decisione del Governo sulla modalità di ripartenza dello sport italiano. Il sindacato dei calciatori ritiene discriminatoria, prima ancora che illogica, l’idea di far riprendere l’attività negli impianti sportivi ai tesserati di discipline sportive individuali e non consentire ai calciatori professionisti – così come ad altri atleti tesserati per discipline di squadra – lo svolgimento di allenamenti in forma individuale nei centri sportivi, come peraltro già consentito nel mese di marzo 2020. La norma, inoltre, rischia di produrre un aggravamento e non il contenimento del rischio.
Una dichiarazione forte quella dell’AIC che si colloca sulla stessa scia di pensiero di Gravina e Dal Pino. In conclusione, il sindacato dei giocatori, ha quindi espresso la necessità, per gli atleti degli sport di squadra, di tornare in campo prima del 18 maggio.
Per il lavoratore sportivo la fase di riatletizzazione dopo questo stop obbligato è un passaggio necessario e utile anche a evitare infortuni e per essere pronti per iniziare il 18 maggio gli allenamenti di gruppo; non v’è chi non veda come sia sicuramente più pericoloso fare attività individuale nelle zone cittadine e su superficie inidonee. Rimane l’auspicio di un pronto intervento del Governo utile a eliminare le evidenti distorsioni che deriveranno dall’applicazione delle norme contenute nel DPCM del 26 aprile.
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