L’emittente del gruppo Comcast ha presentato ricorso contro la piattaforma di contenuti streaming, accusata di monopolio.
Non si interrompe la spinosa vicenda Sky-Dazn relativamente all’assegnazione dei diritti tv per il prossimo triennio di Serie A (2021-2024). Dopo 18 anni Dazn è riuscito a scalzare il diretto concorrente assicurandosi la trasmissione di 10 partite (7 in esclusiva, le altre in co-esclusiva), per la cifra di 840 milioni.
A Sky sono rimaste le “briciole”: il famigerato “pacchetto due”, che prevede la trasmissione di tre gare in co-esclusiva con l’acquirente principale. Una condizione che l’emittente fondata da Rupert Murdoch non ha accettato, tanto da presentare ricorso contro quella che giudica una situazione di monopolio.
Sky aveva presentato effettivamente un’offerta da 87,5 milioni per le tre gare suddette, ma la stessa è stata rigettata dalla Lega Calcio, che oggi ha indetto un nuovo bando. Sky, come dicevamo, si è opposta facendo riferimento a una violazione della “Legge Melandri”, la norma che disciplina l’assegnazione dei diritti per la trasmissione degli eventi sportivi. La stessa stabilisce che un singolo operatore non possa acquistare tutte le partite del campionato. Condizione nella quale viene a trovarsi Dazn, potendo di fatto trasmettere ciascuna delle 10 gare previste per ogni giornata.
Sky ha definito il pacchetto 2 ““chiaramente privo di elevato interesse per gli utenti”, nonché “un’offerta insufficiente che non è alternativa né complementare”, dal momento che, appunto, gli abbonati potrebbero godersi tutte le gare della Serie A limitandosi a pagare l’abbonamento a Dazn. Sky è passata all’azione e ha presentato ricorso per difendere le proprie ragioni. Intanto, in attesa dell’esito giudiziario, sta meditando di ritirarsi dall’asta per l’assegnazione del “pacchetto 2”, in quanto, appunto, la ritiene poco appetibile per il suo pubblico potenziale.
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