La Serie A, da sempre, stupisce con realtà calcistiche di provincia che regalano emozioni forti a tutti gli appassionati di calcio, basti pensare, nel calcio del ventunesimo secolo, al Sassuolo di Eusebio Di Francesco in Europa League, oppure all’Atalanta di Gasperini che gravita, stabilmente, per il secondo anno consecutivo in Champions League.
Vera sorpresa, nella scorsa stagione e in questa, è senza dubbio l’Hellas Verona, una squadra che in pochi anni è salita dalla Serie B ed ha imposto una filosofia di gioco, ed una politica relativa al mercato, che sta stupendo tutti. I meriti sono giustamente andati al mister Ivan Juric, discepolo di Gasperini, che ha messo in difficoltà, in questi due anni, tutte le big della Serie A, e cha messo in campo una squadra che ha adottato gioco roboante, fatto di pressing e intensità a mille.
Ma come dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, e viceversa, dietro ogni grande allenatore c’è una grande società, e in questo caso, anche un grande direttore sportivo, nella fattispecie si tratta di Tony D’Amico.
Ha 40 anni, uno dei direttori sportivi più giovani della Serie A, abruzzese, con un passato da centrocampista tra Chieti, Foggia ed Empoli, è il direttore della società scaligera dal 2018, la sua è una storia particolare, fatta di decisioni forti e tutte vincenti, come quella di affidare le chiavi della squadra a Juric, dopo l’ottima cavalcata che portò alla promozione in Serie A, di mister Aglietti, una decisione forte, che però ha pagato.
Non a caso si è aggiudicato il premio di “Miglior Direttore Sportivo” della stagione 2019-2020, rilasciato dall’ Associazione Direttori e Collaboratori Sportivi, causa Covid non è stato possibile organizzare il Gala del Calcio Premio Adicosp, e il premio verrà consegnato dalla società prima della gara casalinga con il Milan domenica 7 Marzo.
Un premio più che meritato, per le operazioni in entrata che per quelle in uscita, tanti i giocatori sconosciuti scovati in ogni posto d’ Europa, acquistati a pochi milioni e rivenduti a cifre importanti, uno su tutti, Sofyan Amrabat, acquistato a 3,5 milioni dal Brugge e venduto alla Fiorentina per 20 milioni più bonus, oppure Amir Rrhamani, panchinaro della Dinamo Zagabria e rivenduto al Napoli per 14 milioni.
Ma non solo cessioni, chiaramente D’Amico è stato geniale anche nel sostituire i giocatori con cui ha fatto plusvalenze, riuscendo in uno spettacolare mix di giovani talenti e giocatori di esperienza, un esempio su tutti? Antonin Barak, un giocatore che sembrava finito e che invece in questa metà stagione ha stregato i suoi tifosi e non solo, e ancora Miguel Veloso che sembrava aver finito la carriera e che invece è un fulcro della squadra, e come non citare la giovane promessa Lovato già sulla bocca di tutti?
Insomma, direi che questo premio è stato assegnato con cognizione di causa, risulta difficile trovare un progetto tecnico migliore di quello veronese che, nell’epoca del fair play finanziario, riesce a mettere a segno plusvalenze e allo stesso tempo dà al proprio allenatore giocatori funzionali al progetto, per continuare a sognare l’Europa League.
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