Si scalda l’asse Milano-Torino, da sempre in primo piano su possibili intrecci di mercato. Sul piatto due nazionali che vogliono ritrovarsi e rilanciarsi, per dare una svolta decisiva alla propria carriera: Alessio Romagnoli per il Milan, Federico Bernardeschi per la Juventus.
Non è più una semplice suggestione di mercato, né le solite chiacchiere che sanno di aria fritta; più i giorni passano, più si accresce l’idea di poter realizzare uno scambio di prestiti (ancora da capire quali siano le valutazioni dei giocatori tra i due club) per portare Bernardeschi a Milano, sponda rossonera, e Romagnoli a Torino, sponda bianconera. Una soluzione che potrebbe accontentare entrambi i calciatori, smarritisi nell’ultimo campionato a suon di prestazioni tutt’altro che convincenti ed esaltanti, portando le rispettive società a riflettere sul loro futuro.
“Capitano mio capitano”, che è successo? Dopo quasi 6 stagioni alla guida della retroguardia milanista, di cui 3 con la fascia al braccio, il difensore 26enne è l’ombra di sé stesso, irriconoscibile in campo, tanti errori e tante sbavature, per un calciatore che faceva delle chiusure e dell’impostazione del basso i propri punti di forza. Nonostante una prima parte di stagione tutto sommato buona, anche se nella palma di migliore in difesa ci finiva quasi sempre Kjaer, l’arrivo di Fikayo Tomori a gennaio ha cambiato le carte in tavola. Anche Stefano Pioli, che lo ha sempre difeso e ha voluto ripagare la sua fiducia sul campo, si è accorto che Romagnoli non era più il vero Romagnoli.
L’apice del decadentismo sportivo per il 13 rossonero è stato il 21 febbraio 2021: Derby della Madonnina, Milan-Inter 0-3. Risultato netto e schiacciante, che fa venire a galla tutti i limiti della squadra. Il capro espiatorio è stato però proprio lui, deriso e umiliato dagli straripanti Lukaku e Lautaro Martinez per tutti i 90′, anche se più di qualche incertezza la si era già vista a La Spezia e a Belgrado contro la Stella Rossa.
Da lì in poi, complice l’ascesa straordinaria di Tomori e la grande intesa con Kjaer, hanno relegato il capitano fuori dagli 11 titolari, e da qualche settimana abituato a vedere i propri compagni comodamente seduto in panchina. L’ultima presenza dal 1′ risale a esattamente un mese fa, nella trasferta vittoriosa al Bentegodi contro l’Hellas per 2-0.
Discorso diverso va fatto per Federico Bernardeschi, il quale rientra in un range di smarrimento molto più ampio rispetto al compagno di nazionale Romagnoli. Arrivato a Torino nell’estate di 4 anni fa con entusiasmo e voglia di vincere, la fiammella che aveva incantato Firenze si è via via spenta. Se per il primo la caduta è stata rapida e vertiginosa, per il secondo è stata lenta e inesorabile. Sotto l’ala sapiente di Max Allegri, nei primi due anni si è tolto più di una soddisfazione, con la vittoria di 2 scudetti e 1 Coppa Italia, grazie anche alle sue prestazioni.
Giocatore dinamico, imprevedibile, pronto a rientrare sul sinistro e scaricare in porta, oltre ad essere molto pericoloso sui calci piazzati, vista la grande educazione del suo mancino. Tutto questo però, non c’è più.
Gli ultimi due anni sono stati un calvario per il 33 bianconero, con più di un infortunio di troppo e la continuità andata a scemare partita dopo partita. Tanto fumo, poco arrosto, 0 estro e creatività, molte imprecisioni e troppi errori; forse anche una scorretta gestione del giocatore da parte di Sarri prima e Pirlo poi, non riuscendo a traghettare Bernardeschi nella retta via. Quella che proprio lui aveva tracciato in maniera sublime, tanto da farlo credere il 10 del futuro sia della Juve che dell’Italia.
Solo 5 gol negli ultimi 3 anni, una miseria per un giocatore della sua qualità, alla ricerca continua di sé stesso e il salto di qualità che non è mai arrivato.
Ecco perché sistemazione diversa e aria nuova potrebbero giovare per entrambi i due, nuovi ambienti e nuovi stimoli potrebbero essere la soluzione per due calciatori, a loro modo, molto forti ma entrati in un circolo vizioso dalla quale bisogna tirarli fuori il prima possibile. Juve e Milan ci stanno lavorando, per far tornare importanti e decisivi giocatori che lo sono stati, ma che, al momento, non lo sono più.
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