Calcio in lutto: morto Eriksson

Morto Sven-Goran Eriksson, l’ex allenatore di Roma e Sampdoria ci lascia all’età di 76 anni dopo una lunga lotta contro un tumore al pancreas.

Calcio in lutto: morto Eriksson.

È morto all’età di 76 anni Sven-Göran Eriksson ad annunciarlo tutti i principali social media inglesi e svedesi, ex tecnico di Lazio e Sampdoria era stato colpito da una bruttissima malattia al pancreas che gli era stata pronosticata lo scorso gennaio, da quel momento in poi l’aspettativa di vita per lo svedese era stata di un anno di vita. Erisksson era soprannominato “l’allenatore gentiluomo” per il suo comportamento elegante, pacato e rispettoso sia dentro che fuori dal campo. A differenza di molti allenatori noti per la loro passionalità o per i loro atteggiamenti focosi, Eriksson ha sempre mantenuto un atteggiamento misurato e diplomatico, sia con i giocatori che con i media.

La sua capacità di gestire situazioni complesse con calma e senza mai perdere il controllo, insieme ad un approccio basato sul rispetto reciproco e la comunicazione, gli ha fatto guadagnare la reputazione di persona corretta e gentile, capace di mantenere l’equilibrio in ambienti spesso molto competitivi e stressanti. Il cordoglio per lui è arrivato da ogni parte del mondo con club, giocatori, colleghi, politici e perfino il principe William hanno voluto elogiare con un ultimo saluto le caratteristiche di un uomo eccezionale.

La carriera di Eriksson

Gli Inizi in Svezia e il Successo in Portogallo


La carriera di Eriksson come calciatore, sebbene promettente, fu interrotta prematuramente da un infortunio, costringendolo a dedicarsi alla panchina. La sua avventura da allenatore iniziò in patria, con il Degerfors IF nel 1977, squadra che riuscì a portare alla promozione in poco tempo. Ma fu con l’IFK Göteborg che Eriksson conquistò la scena europea, vincendo la Coppa UEFA nel 1982, un’impresa che attirò su di lui l’attenzione dei club più importanti.

Nel 1982, Eriksson approdò in Portogallo, alla guida del Benfica. Qui, consolidò la sua reputazione internazionale, vincendo diversi campionati e portando la squadra alla finale di Coppa UEFA nel 1983. Il suo periodo a Lisbona fu solo l’inizio di una lunga serie di successi che lo avrebbero visto protagonista in diversi angoli del mondo.

L’Ascesa in Serie A e il Fascino del Calcio Italiano

Dopo il successo in Portogallo, Eriksson sbarcò in Italia, dove il calcio viveva uno dei suoi periodi d’oro. Alla guida dell’AS Roma (1984-1987), riuscì a vincere la Coppa Italia, ma fu con la Sampdoria, dal 1992 al 1997, che raggiunse l’apice della sua carriera in Serie A, vincendo un’altra Coppa Italia e portando la squadra ligure a competere ai massimi livelli.

Nonostante la sua fama di vincente, Eriksson fu sempre attratto dalle sfide e dai progetti ambiziosi. Questo lo portò, nel 2001, a diventare il primo allenatore straniero della nazionale inglese, un incarico di grande prestigio ma anche di enorme pressione. Con l’Inghilterra, Eriksson partecipò a tre grandi tornei internazionali, portando la squadra ai quarti di finale in due Mondiali (2002, 2006) e un Europeo (2004).

L’Esperienza Globale e il Ritorno in Svezia

La carriera di Eriksson non si fermò però ai confini europei. Dopo l’Inghilterra, iniziò un percorso che lo portò a lavorare in Messico, in Cina e anche nelle Filippine, dimostrando una straordinaria capacità di adattamento e una profonda passione per il calcio, indipendentemente dal contesto culturale o geografico.

Mentre il calcio continua a evolversi, il nome di Eriksson rimarrà indissolubilmente legato a un’epoca in cui la passione e la competenza superavano i confini nazionali, un simbolo di come il calcio possa unire culture e nazioni sotto la bandiera dello sport più amato al mondo.

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