Può rammaricarsi Jennifer Brady, perché alla prima finale in carriera in uno slam aveva messo in difficoltà Naomi Osaka, già vincitrice sul cemento di Melbourne e quindi abituata a reggere determinate pressioni. Invece la tennista nipponica si è confermata campionessa degli Australian Open per la seconda volta in tre anni e ha rispettato tutti i favori vdel pronostico.
Il punteggio di 6-4, 6-3 racconta molto meno di quello che effettivamente è stato il match alla Rod Laver Arena. La Brady ha infatto disputato un primo set praticamente ad armi pari contro la numero tre al mondo. Dopo aver perso il primo game in modo abbastanza netto (40-0) e aver concesso un primo break alla Osaka sul 3-1, è riuscita a rimettersi in carreggiata chiudendo un turno di battuta a zero nel sesto game, dopo aver effettuato un buon recupero di rovescio che ha costretto l’avvvversaria a spedire il proprio dritto in rete.
Il nono e il decimo game dimostrano quanto l’esperienza possa essere un fattore importante su simili palcoscenici. Sul 4-4, in vantaggio 30-0, la Brady paga la fretta di voler chiudere il punto e risponde in modo troppo deciso ad una prima di Osaka che invece andava gestita. Palla in rete e 30 pari. Osaka tiene la battuta, e sul 5-4 chiude ai vantaggi il game decisivo, sfruttando un errore ingenuo della Brady che masnda in rete il dritto avendo tutto il lungolinea libero.
Un errore che sembra pesare sulla psicologia della statunitense, la quale da quel momento sparisce dal match. Osaka spinge bene col servizio e papprofitta dei tanti errori col dritto incrociato da parte dell’aversaria. Dopo aver tenutro la battuta a 30 nel secondo game, la nipponica si ritrova in un lampo sul 4-0, dopo che la Brady spreca altri due colpi in rete (un rovescio e un dritto), e cede il game a 15.
Dasl quinto gioco si riassiste ad un barlume di partita, con la Brady che è brava ad annullare una palla del 5-0 alla Osaka, e adottenere il primo break del secondo set costringendo l’avversaria al rovescio in rete. IUl game successivo dà ancora più fiducia alla ragazza dell’UCLA, che ritrova una buona prima di servizio e chiude il turno di battuta a zero, costringendo la Osaka a un nuovo errore in risposta.
È comunque troppo tardi per dare vita a una rimonta, perché la tennista nipponica tiene i due turni al servizio successivi (rispettivamente a 30 e a 0), e chiude la pratica dopo un’ora e diciassette minuti di gioco. Per la tennista giapponese, che si proietta verso il vertice della classifica WTA, si tratta del quarto titolo slam in carriera, tutti ottenuti sulla superficie dura (Australian Open 2019, 2021 e US Open 2018 e 2020). Per la Brady un’occasione persa. Chissà se ne avrà altre in futuro.
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