Analisi Tattica Francia-Croazia 4-2 – Finale Mondiali di Calcio 2018
Francia e Croazia sono due squadre che hanno dimostrato di non amare il gioco di possesso: hanno reso meglio a campo aperto, utilizzando nel migliore dei modi le qualità dei propri singoli. Come era prevedibile, tuttavia, ad avere l’onere di tenere la sfera e provare azioni manovrate è stata la Croazia, con la Francia che difendeva anche a 5 sul lato sinistro, con il lavoro di Matuidi che andava in linea con i difensori quando la palla passava sulle fasce, o con i centrocampisti quando la palla era centrale.
La Croazia ha così impostato come sempre, con i due difensori Lovren e Vida,Brozovic in appoggio, e i terzini abbastanza alti. Vrsaljko è stato il più ricercato, tanto da scambiarsi spesso la posizione con Modric, provando delle sovrapposizioni interne. Sulla sinistra Strinic serviva da appoggio per far girare la manovra verso Perisic (l’uomo più in forma dell’attacco di Dalic)
Modric e Rakitic cercavano di ricevere alle spalle del centrocampo francese, rispettivamente sul centro destra e sul centro sinistra. Sul fenomeno del Real Madrid però è stato molto attento Kanté, con Matuidi pronto a raddoppiare e a non lasciargli spazio.
La Francia ha rinunciato a giocare la palla fluidamente da dietro: basti pensare che Lloris, da solo, ha completato 34 passaggi, mentre Varane e Umtiti ne hanno completati 49 insieme. Il modo di attaccare dei francesi era semplice: lanci lunghi verso Giroud (29 effettuati proprio da Lloris), con Griezmann che provava ad orbitare attorno al centravanti del Chelsea per raccogliere le seconde palle.
In alternativa, se la palla riusciva a passare dai piedi di Pogba, Deschamps si affidava all’incredibile visione di gioco del calciatore dello United, autore di una prestazione d’alto livello che probabilmente cancellerà finalmente ogni malignità e ingiustizia detta nei suoi confronti negli ultimi anni.
Fortunata all’inizio, spietata alla fine, la Francia ha vinto grazie alla duttilità del proprio allenatore, che ha capito che non c’è tempo di lavorare sui principi di gioco per preparare una competizione come un Mondiale, e fare le cose semplici, con i calciatori migliori, messi nei ruoli giusti, è la cosa più saggia da fare.
Ha vinto la squadra con il livello di talento maggiore, probabilmente: Lloris, al di là dell’errore del 4-2, è uno dei portieri migliori degli ultimi anni in tutto il panorama europeo, Varane ha vinto praticamente tutto con il Real Madrid, ripetutamente, Umtiti è il difensore che ha dato nuova linfa a Piqué nel sistema difensivo del Barcellona, mentre Hernandez è stato allenato, e benissimo, da Simeone (vincendo una Europa League). A centrocampo Deschamps ha potuto avere a disposizione Kantè, complessivamente il miglior calciatore del campionato inglese tenendo conto le ultime tre stagioni, e Pogba, che sta diventando sempre più completo di partita in partia, e il grimaldello Matuidi, una preziosa pedina tattica. In attacco, infine, il probabile nuovo fenomeno del calcio mondiale, Mbappé, un numero 7, che gioca bene da falso nove, ma ha i numeri del dieci, come Griezmann, e poi un centravanti che lavora per la squadra in maniera silenziosa come Giroud.
Senza parlare dei panchinari, e degli esclusi dal Mondiale, ha vinto questa competizione grazie al grande lavoro fatto dai centri federali negli anni, al coraggio delle squadre francesi, che, in un periodo di crisi, hanno creduto nei loro giovani lanciandoli nel campionato più importante del Paese, non facendo così risentire nell’era post Zidane-Henry il movimento calcistico, che adesso potrebbe proiettarsi verso un nuovo ciclo vincente.
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