Alla anagrafe Manoel Francisco dos Santos, ma per tutti Garrincha. Nasce a Pau Grande il 28 Ottobre del 1933, la più forte ala destra di tutti i tempi, il suo dribbling era irresistibile, il suo scatto inarrestabile. Queste sue grandi abilità derivavano probabilmente dalla menomazione subita da bambino dopo aver contratto la poliomielite; infatti aveva una gamba di ben 6 cm più lunga dell’altra e anche dei problemi al bacino. Il suo soprannome gli venne dato dalla sorella più grande, perché nel suo modo strano di correre assomigliava appunto al garrincha, un uccellino tipico della sua regione.
La sua carriera inizia nello Sport Club Pau Grande ma dopo poco tempo viene notato dai dirigenti del Botafogo che nel 1955 lo ingaggiano, e per 13 stagioni il fenomeno li ripaga alla grande con 236 goal e un un numero incalcolabile di assist. Infatti era questa la sua caratteristica principale, riuscire a saltare sempre il suo diretto avversario e a crossare in area per la prima punta. Durante una partita era solito scartare il terzino e poi fermarsi ad aspettarlo per scartarlo ancora.
Dopo il Botafogo giocò per altre squadre brasiliane senza mai lasciare il segno in nessuna di esse però, perché purtroppo il brutto vizio di bere e sperperare tutto il suo denaro lo portarono alla rovina sia economica che fisica, morirà infatti di cirrosi epatica a Rio de Janeiro il 20 Gennaio 1983 a soli 50 anni.
In nazionale giocò 50 partite, vinse due Mondiali, nel 1958 in Svezia e nel 1962 in Cile. Forse quella fu la nazionale più forte di tutta la storia del calcio. Basti pensare che con lui e Pelé in campo quel Brasile non perse mai, 40 partite giocate insieme 35 vittorie e 5 pareggi. Nel Mondiale del 1958 in finale diede i due assist a Vavà per il pareggio e il vantaggio della vittoria; per tutti, compagni e avversari, la partita la vinse lui; nel 1962 in Cile fece ancora meglio, fu eletto miglior giocatore del torneo e vinse il capocannoniere e fu protagonista assoluto della competizione portando in patria il secondo mondiale; solo Diego Armando Maradona nel 1986 fu trascinatore e protagonista nel Mondiale come lo fu Garrincha in Cile.
Rimarrà nella storia del calcio per sempre come esempio di estro e sregolatezza, molti allenatori cercarono di cambiare le sue abitudini in campo ma non ci riuscirono mai. Nessuno schema tattico lo conteneva; un suo allenatore durante una sessione di allenamento lo obbligò a dribblare una sedia, per fargli capire che a volte non era necessario scartare l’avversario, ma Garrincha evitò la sedia una prima volta e poi tornò indietro e fece passare la palla sotto le gambe della stessa, da quel giorno tutti decisero che era impossibile cambiare il suo stile.
Ricordiamolo così spensierato e imbattibile, fuori dagli schemi e sempre decisivo.
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