È lui l’uomo da battere anche quest’anno ma oltre al compagno di squadra deve fronteggiare il gran ritorno del binomio Ferrari-Vettel. Velocità, costanza e solidità i suoi punti di forza.
LEWIS HAMILTON IN PILLOLE:
Numero di gara | 44 |
Data di nascita | 07/01/1985 |
Nazionalità | Inglese |
Luogo di nascita | Stevenage |
Debutto in F1 | Gp d’Australia 2007 |
Presenze | 167 |
Vittorie | 43 |
Pole position | 49 |
Giri più veloci | 28 |
Titoli mondiali | 3 (2008 – 2014 – 2015) |
IL QUARTO MONDIALE SARÀ PIÙ DIFFICILE:
Velocità pura, ostinazione, talento cristallino unito ad una forte aggressività e determinazione nei sorpassi e nell’attaccare le curve per cercare di essere sempre il più bravo. È questo in estrema sintesi Lewis Hamilton e i fatti dicono che è indubbiamente il pilota più completo e vincente degli ultimi anni, tra i migliori di tutti i tempi in F1.
Lo è diventato compiendo una maturazione soprattutto umana che lo ha portato ad abbinare le innate capacità velocistiche al saper vivere con equilibrio all’interno di un team importante in modo da contribuire alla sua crescita facendo, ovviamente, valere la sua leadership. Adesso, dopo aver appena superato i trent’anni, l’inglese è un grande campione, ha conquistato con pieno merito gli ultimi due campionati con la Mercedes e ha vinto nettamente il confronto con il rivale più scomodo per ogni pilota: il compagno di squadra Nico Rosberg. La sfida interna verrà riproposta anche nel 2016 diventando il tema più interessante della stagione assieme al duello “esterno” che si profila all’orizzonte con la rimontante Ferrari.
Hamilton, infatti, sa bene che quest’anno vincere il Mondiale sarà ancora più difficile rispetto al 2014 e al 2015 perché dovrà fronteggiare sia un Nico Rosberg più agguerrito che mai in quanto desideroso di riscatto sia il ritorno ai massimi livelli della scuderia del Cavallino Rampante, che con la nuova e competitiva SF16-H sarà un avversario molto pericoloso che andrà ad insidiare il primato della sua freccia d’argento.
Ma da parte sua, Hamilton, oltre alle doti naturali può anche contare sulla possibilità di correre senza alcuna grossa pressione psicologica. Aspetto, questo, non trascurabile in uno sport altamente competitivo come la F1. Si appresta, quindi, a partire per Melbourne con la consapevolezza di aver già ottenuto tanto da questo sport senza avere la frenesia da vittoria, di cui invece può soffrire Rosberg.
UNA CARRIERA DA PREDESTINATO:
Il punto di svolta della sua carriera è stata la decisione di lasciare la Mclaren per la Mercedes a partire dal 2013. Una scelta che, a primo acchito, è apparsa azzardata considerando il livello della Mclaren rispetto ai tedeschi a fine 2012. Ma Hamilton era stato lungimirante e aveva avuto occhio lungo quando pensò di abbandonare la scuderia che lo allevò fin da ragazzino per portarlo in F1 nel 2007. Un arrivo esuberante e, al tempo stesso, sconvolgente per Ron Dennis & C. in quanto, ben presto, giunse allo scontro con Fernando Alonso.
Hamilton venne in Mclaren da predestinato e, per prestazioni e personalità, nonostante fosse comunque un debuttante, non aveva alcuna intenzione di fare da seconda guida allo spagnolo, dal canto suo più esperto di lui e che lasciò la Renault l’anno prima da campione del mondo per continuare a vincere Mondiali. Erano (e sono) due prime guide, due prime donne, una situazione già vista in Mclaren tra Senna e Prost. Fu un anno da fuochi d’artificio condito dalla vicenda della spy-story di cui fu protagonista anche Alonso.
Hamilton e Fernando si contesero il titolo fino all’ultima gara in Brasile tra vittorie e duelli a ruote fumanti ma alla fine tra i due litiganti vinse il terzo incomodo, Kimi Raikkonen su Ferrari. Un epilogo inaspettato che rispecchiò una stagione ricca di colpi di scena. Hamilton si rifece l’anno dopo, sempre al fotofinish ad Interlagos e ancora con una Ferrari di mezzo, quella di Felipe Massa, che questa volta ebbe la peggio in giro finale al cardiopalma con l’inglese vincitore solo dopo aver superato la Toyota di Glock all’ultima curva.
A quel punto, per il pilota inglese sembrava spianata la strada del successo ma la Mclaren non rispettò le attese ed Hamilton visse stagioni lontano dall’iride pur prendendosi diverse soddisfazioni con la vittoria di 12 gare tra il 2009 e il 2012. A quel punto la mossa vincente, la Mercedes e i due titoli mondiali 2014-2015.
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