Dal 1990 al 2006 c’è una lunga lista di calciatori acquistati dall’Inter, anche a caro prezzo, che si sono rivelati un grande Flop. Una “maledizione” nerazzurra lunga più di un decennio!
Uno scudetto, una Supercoppa italiana e una Coppa Italia sono i trofei conquistati dall’Inter nelle ultime due stagioni sotto la guida di Antonio Conte prima e Simone Inzaghi nell’ultima stagione.
Un bottino niente male per una squadra blasonata e dalla storia gloriosa come l’Inter che ha finalmente ritrovato la via per lottare per lo scudetto dopo un decennio da non protagonista in campo.
Dopo lo storico Triplete con Josè Mourinho in panchina della stagione 2009/2010 con la vittoria di Scudetto, Champions League al Bernabeu nell’epica finale contro il Bayern Monaco e Coppa Italia in finale contro la Roma per l’Inter c’è stato un decennio di astinenza.
Dopo il triplete l’ultima vittoria di un trofeo infatti era stata nel 2011 con la Coppa Italia vinta con Leonardo in panchina dopo aver superato il Palermo in finale.
Se quasi 10 anni all’asciutto sono tanti se ti chiami Inter, non possiamo non ricordare il periodo 1990-2006, durante i quali i nerazzurri (nonostante la vittoria della Coppa UEFA nel 1998) hanno collezionato incredibili flop a livello di calciatori ingaggiati.
Come ricorderanno i meno giovani, il Biscione riuscì nella difficile impresa di puntare per esempio sul modestissimo Felice Centofanti, difensore di personalità ma poco dotato tecnicamente, e su Robbie Keane, attaccante irlandese dal carattere forte che in Serie A non segnò nemmeno una rete.
E loro due non sono stati gli unici flop che sono passati alla storia dell’Inter.
Dal centrocampista Dalmat passando per il portiere Carini: alcune eclatanti mosse sbagliate
Oltre a Centofanti e a Keane, l’Inter degli anni ’90-2000 poteva vantare, purtroppo per lei, altri calciatori per nulla all’altezza.
Uno di questi è stato senza dubbio il centrocampista francese Stephane Dalmat arrivato nel 2001 nelle file dei nerazzurri e che ha avuto la possibilità di giocare insieme a Vieri, Ronaldo e Zanetti. Dalmat prima di sbarcare all’Inter era considerato un fenomeno del centrocampo, o almeno così sostenevano i principali giornali francesi. Sarà stata forse l’aria poco salutare di Milano, fatto sta che in 50 presenze segnò soltanto 7 reti. Dotato di ottimi piedi Dalmat non ha avuto la mentalità e costanza per fare la differenza in mezzo al campo. Il francese ha avuto la mentalità vincente e da campione nel 2017 dopo un brutto incidente in moto dove è stato in coma e ha riportato la frattura del bacino ed i medici gli avevano date pochissime chance di tornare a camminare, ma in questo caso Dalmat ha vinto la sua battaglia e dopo 25 interventi e tanta riabilitazione è tornato in piedi. Nonostante il flop in nerazzurro il francese in una recente intervista ha confessato di avere l’Inter nel cuore.
L’Inter di Moratti decise così di vendere Dalmat nel 2003 per assicurarsi il trequartista brasiliano Vampeta: dalla padella alla brace, come ben sanno i tifosi nerazzurri!
Questo brasiliano, infatti, non solo non era attrezzato per militare in una big italiana, ma era anche un giocatore anonimo, privo di spessore e, soprattutto, sprovvisto di guizzi. Insomma, in campo non si notava affatto.
L’unica nota colorita che ne dava un minimo di risalto stava nell’eccentricità del suo cognome, una fusione di due parole, vampiro e capeta (quest’ultima parola significa diavolo).
Nulla a che fare con l’eccentricità di Balotelli che in carriera hanno fatto parlare di sé sia per i colpi di genio sia per i colpi di testa fuori dal terreno di gioco, ma meglio di niente.
Alla voce portieri in nerazzurro ecco poi il sopravvalutato Carini, che fu ceduto all’Inter come contropartita per l’affare Cannavaro in bianconero. Non c’è bisogno di sottolineare come a guadagnarci fu la squadra di Torino, che poté schierare un futuro pallone d’oro. Tornando a Carini, il numero 1 uruguaiano nonostante fece vedere qualcosa di buono tra i pali non fu capace di superare nelle gerarchie un big come Toldo. Solo con la maglia del Cagliari si riscattò, anche se parzialmente, e dopo quell’esperienza iniziò il suo peregrinare in giro per il Sud America.
Due altri calciatori indimenticabili che hanno militato in nerazzurro: Greško e Pančev
Ci sono stati due calciatori che più di tutti gli altri con il loro non apporto hanno obbligato i nerazzurri a giocare sistematicamente con un uomo in meno: lo slovacco Greško e l’attaccante macedone Darko Pančev.
Il primo è ancora oggi un incubo per i tifosi della Beneamata, perché con i suoi svarioni in difesa fece perdere lo scudetto all’Inter di Hector Cuper contro la Lazio.
Correva il maggio del 2002 e l’Inter si giocava il tricolore a Roma contro la Lazio allenata da Zaccheroni, che riuscì a ribaltare il doppio vantaggio nerazzurro a firma di Vieri e Di Biagio.
Il risultato finale fu di 4 a 2 per i biancocelesti, e addio scudetto per i nerazzurri con le storiche lacrime del fenomeno Ronaldo.
In un intervista rilasciata alla Gazzetta qualche anno fa Gresko poi ha detto che non è lui il solo responsabile di quella sconfitta ma anche altri che dovevano essere decivisi.
Per quanto riguarda l’attaccante macedone Darko Pancev, detto “Il Cobra” per la sua capacità di divincolarsi dal pressing degli avversari in area di rigore, parliamo di un attaccante leggero e scattante che ebbe un solo sussulto a Milano, contro la Reggiana in Coppa Italia, club a cui fece 3 gol all’andata e 2 al ritorno.
Poi, il nulla. E dire che avrebbe dovuto rappresentare il futuro dell’attacco interista dei primi anni ’90; invece collezionò in Serie A soltanto 12 presenze tra il 1992 e il 1994 e successivamente 7 presenze nel 1995.
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