Mondiali tiro a volo, Stadiosport intervista in esclusiva Marika Patera, campionessa mondiale junior a squadre e mixed team di trap: “Da piccola preferivo osservare nonno pulire il fucile piuttosto che giocare con le bambole. Parlare di Olimpiadi è prematuro, ma con perseveranza e tenacia posso raggiungere risultati sempre più prestigiosi”.
Con la Nazionale di trap ha monopolizzato la scena ai Mondiali di tiro a volo in corso di svolgimento a Osijek. La centese Marika Patera, 19 anni, già vicecampionessa europea a squadre e campionessa italiana junior, si è tolta altre due soddisfazioni, conquistando la medaglia più pregiata nell’evento mixed team e in quello a squadre.
La fresca campionessa del mondo si è raccontata in una lunga intervista alle pagine di Stadiosport: dall’amore per il tiro, sbocciato quando aveva cinque anni, al modello Jessica Rossi, sua allenatrice insieme a Daniele Resca, due autentiche colonne del tiro a volo italiano. Il tutto, puntando il mirino sullle Olimpiadi di Los Angeles 2028. Un bersaglio lontano, che può però essere centrato partendo dalla solita base di lavoro e sacrificio.
Marika, innanzitutto complimenti per l’ottimo Mondiale che avete disputato. Con la Nazionale juniores avete conquistato sei medaglie iridate e tre europee, a Larnaca (Cipro ndr): da dove nasce una serie così fortunata di successi?
“Tutto nasce dalla passione e dalla dedizione. Gli allenatori e il CT ci hanno formato tecnicamente e l’esperienza ha fatto il resto. Sono contenta del risultato. Arrivare a un piattello dalla finale (nell’evento individuale ndr) mi è dispiaciuto, ma in breve ho saputo trasformare l’amarezza in voglia di riscattarmi nelle altre due competizioni”.
A livello personale chiudi i Mondiali croati con due ori al collo, uno nel mixed team e l’altro nell’evento a squadre: quale delle due vittorie ti ha emozionato di più? E quale delle due finali ti ha messo più a dura prova?
“Ogni gara è a sé e le sensazioni sono spesso differenti: nel mixed team ho avuto prestazioni migliori rispetto alla finale a squadre, dove però ho totalizzato un buon risultato in qualifiche. Sono fiera di entrambe, ma forse un po’ di più del mixed team, perché è stata una vittoria al 50% col mio compagno e ogni piattello pesava di più nel punteggio finale rispetto alla gara a squadre, la quale è composta da tre atleti e dove, nel bene o nel male, si vince o si perde tutti assieme”.
Con le tue compagne, Sofia Littame e Giorgia Lenticchia, ti sei presa una bella rivincita sulla Repubblica Ceca che vi aveva sconfitte agli Europei: cosa è cambiato rispetto a quella finale? Su quali aspetti avete lavorato per battere le ceche?
“Con Giorgia e Sofia abbiamo rivendicato gli Europei contro la Repubblica Ceca. Quest’ultima gara è stata per noi, come sicuramente per le altre atlete, la più pesante perché la stanchezza si è fatta sentire. Ma la voglia di vincere delle italiane ha prevalso di più, e questi sforzi ci hanno ripagato con l’oro al collo. Qualche giorno dopo Larnaca abbiamo disputato i campionati italiani, e per questo non abbiamo avuto modo né di riposare né di allenarci. Io e Giorgia ci siamo contese il titolo in uno shoot-off post finale, e diventare campionessa italiana junior 2022 ha rappresentato un altro gradino della mia esperienza da tiratrice“.
Vi sono stati dei momenti di questa finale mondiale nei quali siete giunte a giocarvela punto a punto con il terzetto ceco. Per esempio, la prima manche, finita 10-9, o l’ultima, in cui un errore della Matejkova le ha definitivamente condannate all’argento: quali sono le qualità cui un tiratore deve fare maggior affidamento per gestire i momenti decisivi di una gara?
“Per quanto mi riguarda, la cosa più giusta da fare è concentrarsi sul fare bene la propria azione di tiro un piattello alla volta, gestendo la respirazione, e non pensando al risultato finale, perché un piattello è colpito solo dopo che si è rotto. Sembra banale, ma è ciò su cui spesso faccio affidamento nei momenti decisivi.
Hai chiuso le due finali, rispettivamente, con l’80 e il 66% di precisione: sei contenta di come hai sparato, nel complesso, o avresti voluto fare di più?
“Nel complesso è motivo di orgoglio, per me, guardare le mie due medaglie d’oro. Allo stesso modo mi spronano a continuare ad impegnarmi e fare sempre meglio”.
Sei ancora molto giovane, classe 2003: ci puoi raccontare da cosa nasce la passione per il tiro a volo, quando hai iniziato a praticarlo e quali sono state le tappe più importanti che ti hanno portato a vestire la maglia della Nazionale juniores?
“Già da piccola, all’età di cinque anni, era tangibile la mia passione per le armi e le munizioni: preferivo osservare nonno pulire il fucile piuttosto che giocare con le bambole. La mia voglia di provare a sparare era tale che, complice papà, sparai tutti i piattini da caffé del servizio di mamma. Alcuni amici di papà gli consigliarono di portarmi in un campo di tiro a volo, e pian piano iniziai ad allenarmi e a fare le prime gare. Sono ormai quattro anni che pratico la fossa olimpica, e questo è il primo in veste azzurra. Nel 2021, il mio primo anno da junior, arrivai terza al campionato italiano d’inverno e feci diverse finali nei gran premi FITAV, e del settore giovanile, vincendo il terzo con 44/50 in finale a un colpo”.
Pensi che i successi ottenuti da voi giovani possano far sì che altri ragazzi si avvicinino al mondo del tiro a volo? Cosa bisognerebbe fare, secondo te, affinché il vostro sport acquisti maggiore visibilità?
“Purtroppo questo sport non è molto seguito come altri, ma i successi dei giovani potrebbero contribuire a far avvicinare altri ragazzi al mondo del tiro. Per potere praticarlo, però, è necessario investire in se stessi anche economicamente: solo munizioni e fucile hanno un costo significativo. Questo sport responsabilizza i giovani e insegna a stare bene con se stessi”.
Ultima domanda: questi Mondiali assegneranno posti per l’evento olimpico: ci sono tiratrici a cui ti ispiri in particolar modo? Los Angeles 2028 può essere, per te, un obiettivo raggiungibile?
“Mi ritengo molto fortunata per gli allenatori che ho avuto nel corso degli anni, grazie ai quali ho ottenuto dei bei risultati. Sono fiera di dire che Jessica Rossi, suo padre Ivan e Daniele Resca sono i miei allenatori, e insieme al CT Daniele Di Spigno hanno contribuito a migliorarmi, gara dopo gara. Questi nomi rievocano il ricordo di tanti successi nel mondo del tiro (8 medaglie mondiali, 14 europee oltre all’oro olimpico e al record mondiale conquistati a Rio dalla Rossi ndr) e posso dire fieramente che i miei allenatori sono anche i miei idoli. Ad oggi mi sembra prematuro parlare di Olimpiadi, perché ho ancora tanto da imparare, però credo che con perseveranza e tenacia potrò raggiungere obiettivi sempre più prestigiosi. Spero di aver saputo onorare il mio ruolo di atleta e poter rappresentare ancora, in futuro, la mia nazione. Vorrei porgere inoltre un ringraziamento alla Federazione Italiana di Tiro a Volo per aver creduto in me”.
Gennaro Iannelli © Stadio Sport
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