ESCLUSIVA, Stadiosport intervista Fabio Balaso, libero campione del mondo con la Nazionale maschile di volley: “La gente, né noi come gruppo, ci aspettavamo di salire sul tetto d’Europa e del mondo. Ora non ci poniamo limiti. I premi individuali fanno piacere, ma…”
Con la maglia della Nazionale maschile di volley è riuscito a laurearsi, nell’arco di un solo anno, campione d’Europa e del mondo. Fabio Balaso, libero tre volte campione d’Italia con la Lube Civitanova Marche, ha raccontato oggi, sulle pagine di Stadiosport, le emozioni del suo ultimo trionfo.
A 27 anni si ritrova ad essere uno dei due “veterani” (l’altro è Simone Anzani) del gruppo che ha entusiasmato milioni di persone, ritrovatesi a sospingere i nostri ragazzi verso la conquista di traguardi insperati.
Fefé De Giorgi, artefice del ricambio generazionale post Tokyo 2021, gli ha consegnato le chiavi della difesa, e il ragazzo di Camposampiero ha ripagato la fiducia con prestazioni solide che hanno dato sicurezza a tutta la squadra.
Prestazioni che gli sono valse importanti riconoscimenti, quali i titoli di miglior libero degli ultimi Europei e Mondiali. Nonostante i tanti premi individuali ottenuti, e un palmares che a 27 anni farebbe invidia a chiunque, Balaso continua a predicare umiltà, anteponendo il “noi” di squadra alla propria individualità.
Buongiorno Fabio, grazie innanzitutto per aver accettato l’intervista e complimenti per la vittoria al Mondiale. Partiamo da qui: avete vinto Europeo e Mondiale nel giro di un anno, ti aspettavi una crescita così rapida per un gruppo tanto giovane?
“Così rapida non lo credevo io, né secondo me lo credevano i miei compagni. C’è stato un ricambio generazionale e ci si aspettava che ci volesse un po’ più tempo per far sì che la squadra si amalgamasse e trovasse i propri equilibri, invece la crescita è stata molto rapida. L‘Europeo l’abbiamo preparato in poche settimane: con il gruppo ci siamo ritrovati i primi di agosto, abbiamo aspettato la fine delle ultime Olimpiadi, e non abbiamo avuto dunque molto tempo per allenarci. C’è stata una crescita sorprendente negli ultimi due anni. Ne siamo stati stupiti noi, ma credo anche il pubblico che ci ha seguito, il quale non si aspettava che una Nazionale così giovane potesse arrivare sul tetto d’Europa e, dopo un anno, sul tetto del mondo, anche perché affrontare competizioni di questo livello non è facile, vista la giovane età che abbiamo”.
Uno degli artefici è sicuramente coach De Giorgi: visto il palmares che vanta Fefé, tre Mondiali e un Europeo da giocatore, ti chiedo quanto avere un “vincente” in panchina vi aiuti a vincere…
“Fefé io l’ho già avuto nel club. È sempre stato un allenatore col quale mi sono trovato bene: ha idee chiare e imposta il gruppo nel modo che tutti abbiano la stessa importanza. Un gruppo che abbia voglia di lavorare, e sia attaccato alla maglia per cui gioca. Ha messo subito in chiaro che la indossare la maglia della Nazionale è un privilegio, e questo ci ha aiutato molto nelle competizioni che abbiamo affrontato. Fefé è uno che in palestra lavora molto, dà parecchi stimoli ai giocatori. Secondo me è stato l’allenatore giusto per questo ricambio generazionale”.
Lui ha fatto parte della “Generazione di fenomeni”: ti chiedo se pensate di poter emulare i successi di quel gruppo, e magari migliorarli con l’oro olimpico…
“Al momento non vorrei parlare di questo, perché la nostra è tutt’altra squadra rispetto a quella, che ha ottenuto un ciclo di successi strepitosi negli anni ’90. Non mi paragono, né penso lo facciano i miei compagni, a quella squadra. Siamo una squadra giovane, che vuole crescere assieme per raggiungere nuovi traguardi. Non ci poniamo limiti. Cerchiamo di dare il massimo per la maglia che portiamo, e per raggiungere altri traguardi nei prossimi anni. Diamo il massimo, cercando di giocare la nostra pallavolo, ma guardiamo a noi stessi senza paragonarci alla “Generazione di fenomeni”.
Sei partito dall’esclusione a Tokyo, secondo nelle gerarchie rispetto a Colaci, a poterti fregiare del titolo di miglior libero agli Europei e ai Mondiali: che effetto fa essere considerato, legittimamente, il miglior interprete del ruolo al mondo?
“Sinceramente non mi aspettavo di ricevere questi riconoscimenti. Come ho già detto in altre occasioni, il premio individuale è sempre qualcosa a parte, che mi rende felice, ma non è che ci pensi più di tanto. Più importante vedere come ha giocato, reagito la squadra. Come ha costruito il percorso verso la vittoria. Per me è una grande soddisfazione aver vinto Europei e Mondiali con questa squadra, perché nessuno se l’aspettava. Il premio individuale, ripeto, resta un quid in più che mi lascia soddisfatto, ma anche chi mi conosce di persona sa che non amo vantarmi di quello che ho vinto individualmente. Questo premio, anche se vinto individualmente, lo dedico a tutta la squadra. Lo abbiamo vinto di squadra“.
Hai in parte già risposto a questa domanda, ma ti chiedo: quanto l’esperienza in Nazionale ti ha fatto crescere, tecnicamente e tatticamente, e come pensi, invece, di aver contribuito tu ai successi della squadra?
“Mi ha aiutato molto il fatto di conoscere già tanti ragazzi che fanno parte del gruppo. Stiamo molto bene insieme, sia dentro il campo che anche fuori. È bello ritrovarsi in estate, dopo i mesi nei rispettivi club. È un periodo comunque lungo che trascorriamo in maniera felice, divertendoci assieme, e che contribuisce a creare un gruppo unito, in campo. Questo è molto importante, per i risultati che abbiamo ottenuto e per quello che vogliamo ottenere. Cosa posso aver dato io? Ho cercato sempre di dare il massimo per questo gruppo. Io sono tra i veterani, perché sono il secondo più vecchio (ride ndr), però cerco di dare sempre il 100%. In qualche momento, ovviamente, cerco di dare qualche consiglio e di aiutare chi si trova in difficoltà. Così come i miei compagni aiutano me. È un aiuto reciproco, e tutti diamo il massimo che abbiamo cercando di aiutare i nostri compagni”.
Ti sei appena dato del “vecchio”, ma siete un gruppo globalmente giovane, dunque ti chiedo: alla luce dei tanti risultati che le giovanili azzurre stanno ottenendo, con cinque titoli continentali tra maschile e femminile, pur non avendo fatto tu parte del progetto Federale “Club Italia”, quanto è importante, attingendo alle tue esperienze nei settori giovanili, avere una “base” solida per creare un movimento che sappia collezionare successi in maniera duratura?
“Sicuramente partire con delle buone basi, e avere delle esperienze importanti nelle giovanili, serve ad arrivare a livelli alti e migliorare, anno dopo anno. Avere una buona base serve proprio a migliorare più agevolmente, anno dopo anno. Il settore giovanile sta facendo un ottimo lavoro su questo”.
Tornando al Mondiale, ti faccio la più classica delle domande: quale istantanea ti porterai dentro, e magari racconterai anche in futuro?
“Sicuramente l’ultima battuta in rete, di Bienek. In quel momento non realizzi ancora bene cosa è successo. Quello è un momento che porterò, sicuramente, con me. Un’altra cosa molto bella è che quando c’è stato l’inno, a inizio partita, i polacchi hanno iniziato a cantare tutti assieme, pur senza che fosse partita la base. La passione del pubblico ti fa capire quanto la pallavolo sia importante in Polonia: è il loro sport nazionale, e quel momento è stato bellissimo”.
Parliamo un attimo di Civitanova: venite da uno Scudetto vinto dopo un inizio stagione tribolato. Molti protagonisti di questi ultimi Mondiali li ritroverai in Superlega: che annata vi aspetta? Sarà più difficile riconfermarsi, anche alla luce del fatto che squadre come Piacenza si sono rafforzate molto?
“Sicuramente sarà molto difficile riconfermarsi. Così come successo in Nazionale, anche alla Lube abbiamo avuto un importante ricambio generazionale. Per questo, credo che questo sarà un anno importante per farci crescere e partire con un nuovo ciclo. Sono andati via giocatori molto importanti che hanno fatto la storia di questo club, negli ultimi anni. C’è stato questo cambio generazionale e vedremo cosa riusciremo a fare quest’anno. L’obiettivo è sicuramente ottenere una crescita nei prossimi anni”.
Ultima domanda: dal punto di vista personale hai già un palmares molto ricco, che conta Scudetti, Coppe Italia, Champions, Mondiale per club, oltre ai due titoli conquistati in Nazionale. Un atleta come te, che ha vinto così tanto, quale altri obiettivi si pone e dove trova gli stimoli per raggiungerli?
“Obiettivi ci sono ogni anno. Gli obiettivi principali, nel club, saranno sempre le coppe europee, lo Scudetto e la Coppa Italia. In Nazionale vedremo quali altri traguardi riusciremo a raggiungere. Sicuramente obiettivi ce ne saranno tanti altri, che si ripeteranno negli anni”.
Gennaro Iannelli © Stadio Sport
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