Guerra russo-ucraina: il CPI esclude Russia e Bielorussia dalle Paralimpiadi. Decisione assunta dopo la minaccia di altre Federazioni che avrebbero boicottato l’evento. Dalla Russia la definiscono una scelta vergognosa.
La Russia e la Bielorussia non potranno prendere parte alle Paralimpiadi invernali di Pechino che avranno inizio nella notte italiana. La decisione è stata assunta dal CIO, che ha scelto di escludere i due Paesi in seguito alla minaccia di altre delegazioni che avrebbero disertato l’evento.
Avete capito bene: le Paralimpiadi, che dovrebbero essere massima espressione di inclusività, si trasformano in tal modo in uno strumento ideologico, producendo esclusione ed emarginazione. Promosse nel 1960 (durante l’edizione romana dei Giochi) dal dottor Antonio Maglio, le Paralimpiadi, dando visibilità ad atleti con menomazioni, hanno contribuito ad abbattere delle barriere dell’immaginario, cancellando i confini tra il possibile e (ciò che si riteneva fino ad allora) impossibile.
E invece la decisione del Comitato Paralimpico Internazionale, che ha scelto il male minore sacrificando “solo” Russia e Bielorussia piuttosto che rischiare il boicottaggio di una moltitudine mettendo a “Repentaglio la fattibilità dei giochi”, quelle barriere le riesuma, gettando chiudendo ogni spiraglio di dialogo dopo che si era convenuto di far partecipare Russia e Bielorussia senza inno e sotto la bandiera olimpica, a sottolinearne la neutralità.
Un compromesso che l’Occidente ha deciso di rifiutare, preferendo perseguire la strategia della chiusura. Una chiusura che si riflette anche nelle parole della controparte, dacché Dmitry Peskov, portavoce di Vladimir Putin, ha accolto la decisione del CIP come “Vergognosa”, aggiungendo che non vi siano altre parole per definirla.
Così, quello che era un conflitto geolocalizzato ha assunto proporzioni globali, estendendosi a macchia d’olio in ambiti che, perlomeno, dovrebbero restare estranei alla politica. Cosa più grave: colpendo singoli singoli bersagli, che non possono avere alcuna influenza/responsabilità diretta sulla crisi in atto.
La storia si dimostra ancora una volta tremendamente ciclica: le Olimpiadi hanno già vissuto i boicottaggi di Mosca e Los Angeles, seppure un parallelismo con la situazione politica attuale non sia del tutto opportuno, in quanto oggi la Russia non può contare su un solido blocco di Paesi alleati anzi, diversi alleati sovietici (tra cui il Kazakistan) si sono dissociati apertamente dalle azioni intraprese dal Cremlino.
L’esclusione della Russia e della Bielorussia non fa comunque bene all’immagine dello sport, da sempre mezzo per aggregare i popoli e non disunirli (emblematica in tal senso la “tregua olimpica“, che sanciva nell’antica Grecia l’interruzione dei conflitti durante i Giochi). Se si voleva battere la strada della diplomazia, mi si lasci dire, la direzione intrapresa è quella sbagliata.
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