Un documento pubblicato da “Marca”, intitolato “Ripensare al futuro del calcio nell’Unione Europea” illustra i nuovi punti cardine sui quali dovrebbe fondarsi il progetto Superlega.
Il progetto Superlega prende nuovamente quota. Il quotidiano “Marca”, nella sua edizione odierna, ha pubblicato un documento, senza firma, ma che con ogni probabilità può essere attribuito ai 12 club fondatori di questo progetto, il quale illustra in 10 punti i cardini della nuova proposta, modificata rispetto a quella avversata nei mesi precedenti dalla UEFA.
La principale novità riguarda il principio di meritocrazia, che a differenza della Superlega concepita in origine, non prevede l’elezione di membri permanenti della competizione, lasciando intendere che la stessa sarà presumibilmente aperta a tutti i club europei e che vi si potrà accedere mediante qualificazione (ma questi ultimi due aspetti non sono esplicitati nel documento).
Una lettera, quella pubblicata da Marca, che si articola in 10 punti ed illustra i motivi che hanno indotto i club fondatori a ripensare un sistema del calcio che viene riconosciuto come “rotto”:
- La Superlega non è una proposta che romperà l’ordine stabilito o abbandonerà i campionati nazionali;
- Eliminano il concetto di “membri permanenti”;
- La Superlega è il riconoscimento di un sistema che si è rotto;
- I ruoli della UEFA creano conflitti strutturali;
- Stretti legami con alcuni proprietari di club in Stati che non sono membri;
- Mancanza di partite di alto livello;
- Controllo economico-finanziario inadeguato;
- Mancanza di trasparenza in materia contabile e di solidarietà;
- L’Unione europea sta perdendo il controllo sul calcio;
- I club delle grandi città situati in stati più piccoli non possono competere nell’attuale modello UEFA
Nei dieci punti summenzionati, si legge come la Superlega non sia un progetto inteso come sostitutivo dei campionati nazionali. Anzi, come forse noi abbiamo supposto, gli stessi serviranno a determinare l’accesso alla competizione.
Nè l’istituzione di una Superlega dovrebbe comportare l’estinzione di Champions, Europa e Conference League, in quanto la stessa non “Romperà l’ordine stabilito”, come enunciato al primo punto.
Un sistema economico non più sostenibile, tale da non permettere più a tutti i club di competere; la presa d’atto che il livello delle partite si sia abbassato; ma soprattutto la presenza all’interno degli organi UEFA di personaggi in palese conflitto d’interessi. Queste alcune delle criticità sottolineate all’interno della lettera riportata da Marca.
Il riferimento, neanche troppo velato, è a Nasser Al-Khelaifi, presidente del PSG e dell’ECA (Associazione Club Europei) che collabora con la UEFA alla stesura dei calendari internazionali, ma soprattutto ha diritto di intervenire direttamente sulla determinazione dei criteri del Fair Play Finanziario, questione quantomai nevralgica nel mondo del calcio attuale.
Al-Khelaifi, che è a capo di questa associazione, è, tra le altre cose, amministratore delegato di Bein Media Group,che gestisce Bein Sports, emittente la quale trasmette i contenuti della Champions League nel mondo arabo. Ordunque un’emittente con la quale la UEFA stringe accordi diretti, come denunciato dal punto 5 del documento
Per dissipare queste zone “grige”, i club fondatori della Superlega intendono riformare il calcio, senza però distruggerne l’ordine costituito. La Superlega vivrà accanto alle vecchie competizioni così come le conosciamo. Il tutto per dare un nuovo impulso al mondo del calcio.
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