Nole Djokovic ha perso la finale dello US Open 2021 contro Danill Medvedev. Il serbo campione di tutto, dominatore del circuito negli ultimi anni, fallisce forse l’ultima grande occasione di centrare il “Grande Slam”.
E ora quale sarà il futuro di Nole Djokovic? Nella serata che avrebbe potuto consacrarlo a divinità immortale, la leggenda del tennis è crollata al cospetto di Danill Medvedev. Il russo, che lo insegue nella classifica ATP, lo ha battuto con un triplo 6-4 nella finale degli US Open, impedendogli di conquistare il Grande Slam.
Una vera “mazzata” per chi, a 34 anni, doveva compiere solo questo ultimo step per completare una carriera senza precedenti. Nole aveva a portata di mano due chances irripetibili: diventare il terzo uomo della storia, dopo Don Budge e Rod Laver, a fare l’en plein nei tornei majors e superare i due rivali storici, Nadal e Federer, nel numero di Slam vinti (21). Le ha fallite entrambe. Non gli è riuscito quell’ultimo passo verso la gloria imperitura.
A sbarrargli la strada un implacabile Danill Medvedev, che in una serata dai contorni storici, decide di dettare la propria legge com’è concesso solo ai vincitori. Nella sua versione, lui è il giocatore cannibale che non lascia scampo all’avversario, mentre dall’altra parte della rete si trova un tennista incapace di reggere la pressione, quasi non fosse abituato a certi palcoscenici.
La perfetta nemesi di Novak, un eroe da quasi 1000 battaglie vinte in carriera. Il serbo si è consegnato troppo presto al nemico, che lo ha tatassato senza pietà sfruttando le sue armi migliori, il servizio potente e il dritto lungolinea.
Medvedev ha riscritto la propria storia e quella del suo avversario in poco più di due ore. Ma stavolta, tra le pagine, c’è onore anche per lo sconfitto. Il pubblico del flushing meadows, da sempre avverso al numero uno, per una sera si schiera dalla sua parte, quasi le sue difficoltà lo rendessero un modello con cui immedesimarsi più facilmente.
Djokovic ringrazia, si scioglie in un pianto liberatorio, ma la ferita rimane e sarà difficile somatizzarla. E ora, cosa farà Nole? Se sei sfiorato il cielo con un dito, prima di precipitare, è difficile ricominciare la scalata daccapo. Soprattutto se hai 34 anni.
Djokovic deve rimettere insieme i pezzi e decidere: venire ricordato come uno dei più grandi tennisti della storia, ma convivere con le ombre di Nadal e Federer, oppure tentare un nuovo sforzo sovraumano per tendere alla perfezione?
Singolare femminile: trionfa Emma Raducanu
Per un campione chiamato a decidere, ci sono due giovani che hanno il destino tra le proprie mani: Emma Raducanu e Leylah Fernandez sono le nuove stelle del tennis femminile. La finale degli US Open, che ha visto prevalere la britannica 6-4; 6-3, si preannuncia come il primo capitolo di una lunga rivalità che ci accompagnerà nei prossimi anni.
Fra le due teens è subito gara vera: basti pensare che i primi tre games vengono disputati in 21 minuti. Raducanu impone ritmi intensi con il suo servizio “tagliato”, che vanta una seconda potente, e il gioco lungolinea, spesso esasperato. La Fernandez, più fallosa al servizio, risponde con una grande velocità di gambe riuscendo, dopo i primi due games a prendere le contromisure.
Alla fine è un ace della Raducanu a chiudere la contesa. Ma la sensazione è che sia solo la prima di tante battaglie. Queste due ragazze, figlie della globalizzazione del nostro tempo, hanno i numeri per imporsi e rimanere ai vertici del circuito nei prossimi anni. “Spero che ci incontreremo molte altre volte, e che saranno finali”, ha dichiarato Emma a fine incontro. Una frase che suona come una presa di coscienza oltre che un arrivederci.
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