Muore a 75 anni uno dei più grandi calciatori della storia del calcio.
Provate a chiedere ad un qualsiasi tifoso tedesco, specialmente se legato ai colori del Bayern Monaco, chi è il più grande numero 9 della storia del calcio e non stupitevi se tutti risponderanno allo stesso modo dicendo “Gerhard Muller” più comunemente noto come Gerd Muller.
La mattina del 15 agosto 2021, l’ex fuoriclasse tedesco, già molto malato, si è spento definitivamente all’età di 75 anni ponendo, così, fine alla sua vita per dare inizio al mito.
C’era un’epoca nella storia del calcio, in cui ogni record portava la sua firma e nonostante l’avvento di giocatori spaziali che hanno segnato l’epoca moderna di questo sport (come Messi e Cristiano Ronaldo che hanno riscritto il libro dei record in ogni sua dicitura) ancora oggi non c’è discussione su chi abbia rappresentato il perfetto prototipo di quello che oggi chiamiamo bomber.
Il tedesco sui campi da calcio si è sempre dimostrato un giocatore tecnico, intelligente e mortifero sotto porta, capace di trovare la via del gol in qualsiasi modo possibile, riuscendo ad anticipare pensieri e giocate delle difese avversarie.
In fondo, basta leggere le sue statistiche per capire che ci troviamo di fronte ad un giocatore impossibile da spiegare a parole. In 780 incontri il “Bomber der Nation” ha segnato la bellezza di 730 reti della quale la maggior parte di questi sono stati messi a referto con la maglia della sua squadra del cuore, il Bayern Monaco.
La storia del numero 9 più prolifico della storia del calcio tedesco inizia proprio vicino Monaco di Baviera il 3 novembre 1945, a Nordlingen ed è proprio nella sua città natale che Gerd inizia a calcare i primi campi da calcio facendo, subito, vedere la caratura e le potenzialità di un giocatore che diventerà leggenda.
Con il Nordlingen segna a raffica e mette a referto più gol che presenze catturando l’interesse del Bayern Monaco che nel 1964 lo prese con il solo ed unico scopo di avere un’attaccante che potesse permettere al club il salto dalla seconda divisione tedesca alla massima serie.
Gerd Muller non riesce solo ad entrare nella storia del Bayern Monaco, ma diviene esso stesso il Bayern Monaco, creando una dinastia di successi e vittorie che ancora oggi regna incontrastata.
Con i bavaresi i numeri parlano chiaro: 566 gol in 607 presenze, 15 stagioni consecutive, sempre in doppia cifra e 13 delle quali superando i 20 gol stagionali.
Nell’annata 1971-72 mette a referto l’incredibile record (durato 49 anni prima dell’arrivo di Lewandowski che lo ha superato di un gol) di 40 gol in una singola stagione in Bundesliga, ma è nella stagione successiva che crea qualcosa di inimmaginabile per quei tempi: 66 gol totali in tutte le competizioni.
Grazie a lui il Bayern vince 4 campionati, 4 coppe nazionali, 1 Coppa delle Coppe, 3 Champions League (allora Coppa dei Campioni), 1 Coppa Intercontinentale e singolarmente il tedesco si afferma 2 volte come calciatore tedesco dell’anno, 7 volte capocannoniere in Germania, 4 volte re dei bomber in Champions, una volta nella Coppa delle Coppe e si porta a casa 2 Scarpe d’Oro e nel 1970 vince il Pallone d’Oro.
In Europa, per tutti gli anni 70′, c’è Muller e nient’altro come prototipo dell’attaccante perfetto e decisivo.
Non manca il suo apporto in Nazionale dove sigla record su record e nonostante sia il secondo miglior marcatore della storia tedesca (68 gol) è in realtà il più decisivo della storia sia per media gol-minuti, sia perché le sue 68 realizzazioni sono superiori al numero di presenze fatte (62).
Ma, anche con la maglia della Nazionale, non sono tanto i numeri e le mere statistiche ad impressionare, quanto la grande dote di saper essere decisivo sempre e comunque: nel Mondiale del 1970 la sua selezione arriva terza e Muller segna in ogni partita, per poi vedere il sogno sfumarsi nella celebre “Partita del Secolo” contro l’Italia, persa 4-3 dai suoi, ma con una doppietta segnata proprio dal Bomber.
Lo stesso Albertosi, portiere dell’Italia, dichiarò di essersi trovato di fronte ad una belva dall’innato senso del gol e che senza di lui, la partita del secolo non sarebbe mai esistita.
Nel 1972 diviene Campione d’Europa grazie ad una doppietta contro l’Unione Sovietica (partita che finì 3-0), mentre nel 1974 siglò la sua ultima rete (nell’ultima apparizione) con la Nazionale nella finalissima del mondiale contro l’Olanda di Crujiff, spedendo la Germania sul tetto del Mondo.
Il gol è l’esatta spiegazione della carriera di Muller: non importa se gli avversari che ti ritrovi di fronte sono forse i migliori della storia dal punto di vista tecnico e qualitativo, ma basta un solo pallone, raccolto grazie al solito grande senso della posizione e protetto con maestria, per vincere la partita ed entrare nella storia mandando in frantumi le speranze dell’Arancia Meccanica.
Inutile dire che, di quelle due vittorie con la nazionale, egli fu il capocannoniere dei rispettivi tornei. La carriera di Gerd terminò, poi, nel 1981 negli Stati Uniti con la maglia Lauderdale per poi accasarsi, fino al 2014, come allenatore delle giovanili del suo amato Bayern Monaco.
Il destino volle che proprio un giocatore impossibile da dimenticare, perse i suoi ricordi a causa di una forma acuta di Alzheimer iniziata nel 2008 che ha contribuito al lento e significativo declino della salute di Muller.
Oggi, il mondo del calcio lo saluta con l’assoluta consapevolezza che sarà, per sempre, il metro di giudizio e l’ispirazione di ogni bambino che da grande sogna di diventare un numero 9.
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