Il Chelsea è Campione d’Europa. I Blues vincono la Champions League per la seconda volta nella loro storia, dopo il trionfo nel 2012. La squadra di Thomas Tuchel batte 1-0 il Manchester City grazie al gol al 42° minuto del primo tempo di Kai Havertz.
Nella finale tutta inglese di Porto, a festeggiare è il Chelsea che vince la seconda Champions League della sua storia, a nove anni dall’ultima volta, dalla vittoria ai rigori contro il Bayern Monaco. Una finale giocata ad alto ritmo, intensa ma estremamente equilibrata. Un match giocato su un filo di valori simili e che ha portato a poche vere occasioni.
La narrazione della partita stava raccontando di un City certamente più manovriero ma inefficace nella zona decisiva della partita e un Chelsea ai limiti del maniacale nell’applicazione tattica e che a fine match potrà vantarsi (Champions vinta a parte) di aver reso inoffensiva la forza d’urto della squadra di Guardiola.
L’equilibrio si è spezzato solo al 42°, momento della finale che risulterà poi la sua sentenza Verticalizzazione fulminante di Mount che taglia mediana e difesa centrale del City, Zinchenko sbaglia la diagonale su Havertz, che liberissimo scarta Ederson e deposita l’1-0.
Il Chelsea si conquista la sua seconda Coppa dei Campioni con una partita organizzata e preparata perfettamente da Thomas Tuchel ed eseguita dai suoi in campo. I Blues tirano fuori nel match più importante, una prestazione difensiva collettiva di livello altissimo (ancora più importante dopo l’obbligato forfait di Thiago Silva nel primo tempo e l’ingresso di Christensen). Una macchina che è andata all’unisono, che ha colpito quando ha potuto e che ha respinto al mittente un deludente Manchester City, che sbaglia approccio nella partita più pesante e si scontra ancora coi fantasmi del suo narcisismo offensivo.
Mai come in questa finale, si era visto un City così poco pericoloso e così incapace di sfruttare il suo talento dalla trequarti in poi. Può avere inciso anche un “poco ordine” dato agli avanti da Guardiola, con tutto il reparto in confusione tra movimenti e posizioni. O semplicemente non si è retto il peso di una finale giocata da favoriti, contro un Chelsea cinico, metodico, calmo quanto sul pezzo per i 96 minuti giocati al Do Dragao e che si è meritato questa Champions.
MANCHESTER CITY – CHELSEA: 0-1 – VOTI E PAGELLE
TOP CHELSEA
Mount, 7: serata da incorniciare per il centrocampista offensivo dei Blues. Dentro al campo a coprire, sacrificio e intelligenza tattica e creatività quando c’è da portare palla, Manda in porta Werner che spreca, ma traccia con un assist delizioso il gol di Havertz che consegna la Champions.
Kanté, 7.5: non molti altri aggettivi per questo mediano totale del calcio contemporaneo. Il palmares ormai parla per lui. Primo tempo nella media, assieme a Jorginho compone una mediana completa in copertura e in fase di costruzione, ma è nella ripresa che sale di livello. Uomo ovunqie nel centrocampo, recupera e insegue le velleità di recupero del City, spezzando sul nascere ogni azione avversaria. Grinta da pitbull, intelligenza da saggio.
James, 7: schierato come ala destra, non spinge troppo ma compie una prestazione difensiva grandissima contro Sterling, annullandolo di fatto nella forza fisica e nel duello di velocità. Lucido per tutta la partita, deciso e sicuro, finale giocata con autorità.
TOP MANCHESTER CITY
Ruben Dias, 6.5: della brutta prestazione corale del Manchester City, il centrale portoghese fa una figura discreta. Non è colpa sua il gol (errore di reparto ma anche del filtro della mediana) e fa almeno una chiusura importante e gioca con sicurezza. Non subisce più attacchi, a parte un contropiede sprecato da Pulisic, ma l’unico errore difensivo delle serata è la sterilità dei compagni in avanti dipingono la sconfitta.
FLOP MANCHESTER CITY
Sterling, 4.5: Finale Champions da completo anonimato per l’ala inglese. Avrebbe nei primi minuti l’occasione per aprire subito le marcature e indirizzare il match, ma poi scompare anche perché annichilito da un James in stato di grazia. Probabilmente la confusione di Guardiola sui posizionamenti avanzati non aiuta, ma uno delle sue qualità avrebbe potuto imporsi.
Mahrez, 4.5: stesso discorso per l’ala algerina, vittima forse di un modulo poco chiaro. Seconda punta di un 4-3-1-2 ala tipica del 4-3-3? sta di fatto che la pericolosità sta a 0 e sbatte contro il uro eretto dai Blues. Non arriva mai in area, l’occasione c’è l’ha all’ultimo soffio di partita, con la palla che sfiora l’incrocio. Ma sarebbe stato un colpo di fortuna non meritato.
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