Il fulmine a ciel sereno, o quasi, della Superlega lascia i suoi primi strascichi sul mondo del calcio, ormai da anni sommerso molto spesso da debiti enormi ed ingestibili, soprattutto per le casse delle grandi società che, spendendo di più, sono più esposte al forte indebitamento.
Una sorta di riforma è più che mai necessaria per rimettere in equilibrio il mondo dello sport che noi tutti amiamo, anche nel panorama italiano, attraverso la guida della FIGC.
Si prospettano piccole e grandi rivoluzioni, enunciate a grandi linee dal presidente della FIGC Gabriele Gravina, nel corso dell’ultimo Consiglio Federale di pochi giorni fa.
Il terreno tracciato sembra chiaro: tre temi sui quali lavorare per migliorare e rendere il calcio italiano più sostenibile e competitivo.
Il primo punto riguarda proprio l’aspetto economico della vicenda, sul quale Gravina si è così espresso: “Ho chiesto che per la stagione 2021-2022 le società non superino con le spese l’80% dei ricavi. Chi vorrà spendere di più dovrà mettere una garanzia fidejussoria. Così eviteremo alternative fantasiose che possano turbare gli equilibri”.
Un altro tema fondamentale riguarda le multiproprietà societarie nei diversi campionati del nostro Paese, d’ora in poi vietate. Fortunatamente per Bari e Napoli (un esempio su tutti) la nuova norma varrà per il futuro, salvando le vicende societarie dei due club in mano alla stessa famiglia (nel caso specifico, i De Laurentiis).
Ecco le parole di Gravina: “Abbiamo modificato due norme, una importante perché è un impegno assunto nel 2018. La prima impedisce le multiproprietà: non si può più avere più di una società nel mondo del calcio, professionistico o dilettantistico. Salvaguardando ovviamente i diritti già acquisiti. Poi abbiamo modificato tutto il processo di verifica delle partecipazioni societarie: al di là del controllo preventivo, nel caso di dichiarazioni mendaci ci sarà il deferimento. In caso di violazioni si va dalle penalizzazioni all’esclusione dal campionato”.
Infine, il presidente della FIGC si è espresso anche sulla possibilità di diminuire il numero delle società calcistiche professionistiche in Italia, terreno a suo tempo già percorso dalla Premier League, con delle vere e proprie riforme graduali dei campionati:“Il format deve tenere conto della riduzione del numero di squadre, mi spiace solo di non aver centrato i tempi giusti. Non è un mistero la mia idea su playoff e playout, ora che ci sta pensando anche la Premier League è diventata di moda. Nessuno è profeta in patria ma spero possa servire da stimolo per riflessioni nel nostro mondo. Sulla riforma dei campionati non possiamo perdere un ulteriore anno, serve un primo step con l’approvazione da parte delle componenti entro il prossimo 30 maggio, in modo da essere varata entro la stagione 2021/22”.
Il calcio nostrano si prepara, quindi, a cambiare faccia.
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