Il corridore della Jumbo-Visma conferma la sua maledizione in terra d’Oltralpe: dopo aver perso il Tour de France l’anno scorso sull’ascesa di Belle Filles, cade oggi all’ultima tappa della Parigi-Nizza ( Le Plan-du-Var – Levens) cedendo la maglia gialla a Maximillian Schachmann, già vincitore della scorsa edizione.
Francia maledetta per Primoz Roglic: il corridore della Jumbo-Visma sembrava lanciato verso una sicura vittoria alla Parigi-Nizza, avendo conquistato ieri la tappa più ardua sulla cima di La Colmiane. I 52 secondi su Maximillian Schachmann (Bora) sembravano una garanzia inattaccabile, invece il fuoriclasse sloveno è inciampato due volte, mostrando di avere un conto aperto con la cattiva sorte.
Schachmann gli ha recuperato tutto lo svantaggio accumulato, confinandolo ai margini della top-15. Si ripete così l’epilogo amaro del Tour 2020, quando Roglic fu costretto a cedere la maglia gialla al connazionale Pogacar dopo la disastrosa crono di Planche de Belles Filles.
La dura legge del “Karma”
Chissà che le polemiche piovutegli addosso nelle ultime ore non abbiano avuto un influsso negativo su Roglic. Non è piaciuto, infatti, l’atteggiamento tenuto ieri in corsa dal capitano della Jumbo: con la maglia gialla già in cassaforte il “cannibale” di Trbovlje è scattato negli ultimi cinquecento metri alla caccia di Gino Mader, attaccante di giornata che stava per completare la sua incredibile fuga con un meritato successo di tappa. Perché farlo? La domanda che ha animato il dibattito degli appassionati. Mader non era certo un uomo di classifica e Roglic, che aveva già conquistato due successi di tappa, avrebbe potuto semplicemente controllare l’azione di Schachmann in vista del traguardo.
Noi, che non possiamo nè vogliamo esprimerci in giudizi di valore, anzi abbiamo plaudito alla straordinaria potenza sprigionata da Roglic sul rettilineo finale, dobbiamo concentrarci semplicemente sui fatti di cronaca.
E la cronaca ci parla di un Primoz Roglic sfortunato, che è scivolato una prima volta a pochi chilometri dallo sprint di Levens, poi si è definitivame arreso a circa 20 chilometri dalla conclusione. Il gruppo, che ha avuto pietà una volta lasciandolo rientrare, non lo ha perdonato la seconda, abbandonandolo ad oltre un minuto di ritardo con l’andatura lenta e sofferente di chi non voglia andare incontro al suo destino.
Intanto, nel ventre del gruppo, un incredulo Schachmann continuava la sua corsa, lasciando che a prendersi la tappa sul traguardo di Levens fosse il danese Magnus Cort della EF, succeduto da Cristophe Laporte della Cofidis e Pierre Latoure della Total Direct Energie.
D’altronde, in quel momento, non serviva a nulla accelerare. A Schachmann è bastato gestirsi e arrivare tranquillamente al traguardo con la sicurezza di portarsi a casa la maglia gialla che era stata già sua lo scorso anno. Sicurezze che dovrà ritrovare Primoz Roglic, la cui vittoria alla Parigi-Nizza avevamo descritto di buon auspicio per il Tour. Ora, la corsa del Sole rischia di annebbiare la mente del campione sloveno, e diventare uno spettro dal quale sarà difficile liberarsi. ancora la Francia. Ancora una beffa atroce.
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