L’ex Presidente del Barcellona è stato arrestato dai Mossos catalani per aver esercitato pressioni, attraverso l’azienda informatica I3Ventures, a diversi membri della squadra che si erano esposti pubblicamente contro il suo operato. In manette anche Oscar Garau, CEO del Barça, e Roman Pontì, responsabile dei servizi legali.
Si conclude con l’epilogo peggiore, ma forse più scontato, la vicenda “Barçagate”, che da mesi sta scombussolando l’intero ambiente del calcio blaugrana. Protagonista principale Josep Bartomeu, ex presidente del Barcellona, dimissionario lo scorso 27 ottobre, che oggi è stato arrestato dai Mossos d’Esquadra, il corpo di polizia della Catalogna, insieme a due suoi uomini fidati: Oscar Garau (CEO del club blaugrana) e Roman Pontì (responsabile dei servizi legali).
L’accusa principale che pende sul capo di Bartomeu è quella di corruzione, per essersi servito di un’azienda informatica, la I3Ventures, al fine di attuare una campagna social discriminatoria nei confronti di alcuni senatori dello spogliatoio (Messi e Pique in particolare), che si erano esposti contro il suo operato.
In particolare, Messi ha più volte minacciato l’addio durante la presidenza Bartomeu. Fatto che avrebbe provocato un grave danno d’immagine al club e che, perciò, ha deteriorato ulteriormente i rapporti tra il fenomeno argentino e il suo datore di lavoro.
Ci sono voluti mesi di delicate mediazioni per convincere Messi a firmare un rinnovo fino al 2021, il quale a molti è apparso più un armistizio che un’effettiva dichiarazione di pace. Da quando Bartomeu si è dimesso, sostituito ad interim da Carlos Tusquets, i rapporti con il Barcellona sembranno essersi lentamente ricuciti. Mentre per Bartomeu le cose sono andate sempre peggio.
Ad inchiodarlo definitivamente, oggi, un’irruzione della polizia catalana nella sede ufficiale del club. Nel mirino degli agenti, oltre al lavoro commissionato alla I3Ventures, il cui costo srarebbe stato ridotto a bilancio per evitare il controllo dei soci azionisti del club, una serie di licenziamenti “simulati” per evitare di pagare i contributi previdenziali al fisco.
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