Ala fine dei giochi resta una sensazione di amaro in bocca ad Aslan Karatsev, consapevole che un’occasione simile non gli ricapiterà più. Ma anche la gioia per un torneo giocato oltre ogni aspettativa, che l’ha visto capitolare solo contro il più forte. La prima semifinale dell’Australian Open va a Nole Djokovic, cannibale che sul cemento di Melbourne ha vinto già otto volte ed è campione in carica da due edizioni a questa parte.
Troppo solido il serbo perché Karatsev potesse pensare di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Il match è stato archiviato nel corso di tre parziali (6-3, 6-4, 6-2). Il minimo indispensabile, con Djokovic che non è andato tanto per il sottile e ha piazzato ben 17 aces oltre a un ottimo 68% con la prima. Karatsev prova a tenere duro e mantiene accesa la gara. Nel primo parziale recupera all’avversario ben tre games di svantaggio o nel secondo, sotto addirittura 5-1, riesce ad ottenere due break e per poco non costringe Nole a una fatica supplementare.
Non bastano questi sforzi per compiere l’impresa, anche perché Djokovic si dimostra tennista di tutt’altra caratura e archivia il terzo set senza particolari apprensioni. L’appuntamento è a domani per capire chi, tra Tsitsipas e Medvedev, lo raggiungerà in finale. A Karatsev resta la standing ovation del pubblico, degno tributo finale a due campioni che oggi hanno saputo emozionare, e il battesimo finale di Djokovic: “Non è una meteora”, ha detto il serbo. Il tempo ci dirà se la stella di Karatsev sia destinata ad affievolirsi o saprà lasciare una scia.
Torneo femminile: Naomi Osaka batte “The Queen”
Nello sport, qualsiasi sport, c’è sempre un momento iconico che segna un passaggio di consegne. Uno strappo generazionale, che vede i vecchi miti cedere definitivamente la scena ai campioni del momento. È successo anche sul cemento della Rod Laver Arena, dove la “regina” Serena Williams ha incoronato metaforicamente Naomi Osaka, capace di sconfiggerla 6-3, 6-4 e di far capire che il vento nel circuito femminile è definitivamente cambiato.
Le lacrime a fine gara della Williams, che sul cemento australiano ha vinto ben sette volte, sanno tanto di abdicazione, per una campionessa di 39 anni che ormai medita di appendere la racchetta al chiodo. La Osaka vive invece il momento di piena maturità sportiva e si appresta a vivere una nuova finale, dopo quella degli US Open dello scorso anno, con i gradi della favorita. Di fronte avrà la statunitense Brady, che ha battuto Muchova in tre set (6-4; 3-6; 6-4).
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