10 anni dopo i rossoneri tornano ad essere leader del campionato dopo un intero girone. Una cavalcata pazzesca che segna la rinascita del “Diavolo”.
La sconfitta, seppur dura, contro l’Atalanta non nega al Milan la gioia di poter festeggiare il primato in classifica raggiunto dopo la fine del girone d’andata.
I 43 punti collezionati dai rossoneri permettono, a Pioli e squadra, di laurearsi campioni d’Inverno per la prima volta dopo 10 anni di astinenza. Era il 2010-11 quando il Milan poté festeggiare la leadership della classica che, un girone dopo, si tramutò nell’ultimo successo tricolore della squadra milanese.
Una cavalcata inequivocabile e meritevole di essere premiata almeno con questo piccolo riconoscimento di “Campione d’Inverno” ma che spiega perfettamente la crescita esponenziale che il Milan ha ottenuto nell’ultimo periodo.
Dodici mesi fa, sarebbe sembrato un azzardo utopico dire che i rossoneri si sarebbero ritrovati, nel 2021, a lottare per lo scudetto, nonché primatisti dopo il girone d’andata. Una rinascita, quella del “Diavolo“, che ha tanti significati e tanti momenti che andrebbero ripercorsi, ma dei quali è importante citarne almeno 2.
In primis, il titolo d’inverno, è la vittoria di Stefano Pioli e del suo credo calcistico. Un tecnico dalle ottime idee, dal fare calmo e da uomo perbene che sembrava poter legare il suo destino a Firenze dopo aver gestito il momento più difficile della storia Viola. Purtroppo quella avventura finì con un burrascoso addio che ha “allontanato” dai campi Pioli, prima della chiamata del Milan.
Il mister, con i rossoneri, ha condotto sei mesi stupendi durante la scorsa stagione, ma sempre con la spada di Damocle del “traghettatore” o “normalizzatore”, in attesa dell’estate che avrebbe garantito alla dirigenza milanese di poter acquistare un allenatore “top”. Eppure, risultato dopo risultato, la squadra ha iniziato a credere nel tecnico e giocare un calcio di enorme qualità; i tifosi si sono schierati a favore del mister italiano e la dirigenza ha deciso di credere in lui.
Oggi, Pioli, è campione d’inverno con merito e si fa fatica a trovare un’allenatore dalle qualità umane e gestionali migliori rispetto al tecnico di Parma.
Il secondo punto forte è ciò che accomuna l’attuale titolo d’inverno, con quello del 2010, ovvero, Zlatan Ibrahimovic. L’impatto tecnico dello svedese è indiscutibile e lo attestano i gol siglati in questo anno rossonero, nonostante i tanti infortuni che hanno caratterizzato la seconda avventura milanista del bomber, oltre che l’evidente dimostrazione che, nonostante l’età, Ibra sa essere ancora decisivo.
Eppure, ciò che ha reso il Milan più forte è stata la grinta e il carattere che lo svedese ha saputo trasmettere ai suoi compagni. Una fame di successo che si è tramutata in motivazione per tutto l’ambiente rossonero, trascinato da un autentico fenomeno.
Il redivivo Kessiè, le sgroppate dello strabiliante Theo, Donnarumma nella sua miglior versione, un Kjaer fondamentale in difesa, il carisma di Romagnoli, la duttilità di tutta la rosa di rendersi sempre disponibile a qualsiasi difficoltà e tanto altro, il Milan è Campione d’Inverno e non vuole fermarsi.
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