Ecco il secondo racconto dei migliori 10 giocatori della storia giallorossa. Oggi è il turno di un racconto Divino, oggi è il turno di Paulo Roberto Falcao!
Roma è la città di storia, arte e cultura per antonomasia. Il Colosseo, Castel Sant’Angelo, Piazza di Spagna, Piazza Venezia, Pantheon, Gianicolo, Colonna Traiana e meglio fermarsi qua, ora che non si possono ammirare. E ancora: l’Antica Roma, i suoi imperatori, e i suoi re. Già, quanti sono i re? Sette, direte voi. Che domande sono. Invece no, sono otto.
L’Ottavo Re di Roma è esistito, esiste ed esisterà. Il suo nome è Paulo Roberto Falcao.
Paulo Roberto Falcao: arrivo a Roma
Paulo Roberto Falcao arriva alla Roma nel 1980, l’anno di riapertura delle frontiere per i giocatori stranieri. Il 10 agosto per l’esattezza, il giorno in cui cadono le stelle. Ne era caduta una bella grande e di una bellezza inarrivabile sulla Roma e su Roma. Era arrivato il Divino. E pensare che Falcao per la Roma, almeno all’inizio, era soltanto un ripiego. Il giocatore che la società era vicina ad acquistare era Zico, che da lì a tre anni sarebbe andato all’Udinese. Fa strano comunque pensare che Falcao fosse la seconda scelta, nonostante la nomina a miglior calciatore brasiliano ottenuta nel 1978 e l’anno successivo.
Falcao il giocatore Brasitaliano:
Se Bruno Conti era il più brasiliano tra gli italiani e brasiliano più dei brasiliani, Falcao era il più italiano tra gli italiani italiano più degli italiani. Uno preferiva numeri da circo, finte e controfinte; l’altro, da buon gaucho, ha sempre preferito la concretezza piuttosto che virtuosismi vari. Per informazioni chiedere a Viola. Il presidente, in occasione della prima partita davanti al nuovo pubblico, chiese al brasiliano qualche numero da circo per farli divertire. Panem et circenses. Falcao lo accontentò, ma a fine partita fu chiaro: “Presidente, l’ho accontentata. Ma non mi chieda mai più una cosa del genere. Io sono qui per vincere“.
Paulo Roberto Falcao: prima stagione con la Roma e scudetto sfiorato
La prima partita di Falcao con i giallorossi è un’amichevole contro la sua ex squadra, l‘Inter di Porto Alegre. L’esordio ufficiale arriva con il Como, stagione ’80-’81. Per il primo gol bisogna aspettare solamente tre giorni, è il 3-0 dell’andata dei sedicesimi di finale di Coppa delle Coppe contro i tedeschi del Carl Zeiss Jena. I tifosi con più primavere ricorderanno sicuramente il risultato del ritorno: 4-0. Falcao, la Roma e l’Europa, un rapporto non sempre fortunato (e coraggioso). Ma questa è un’altra storia che affronteremo qualche riga più giù. Il primo sigillo in campionato, invece, è riservato al Bologna, gara poi pareggiata 1-1. La mentalità, la concretezza e la voglia di vincere portano però la Roma in testa al campionato 1980-81. Non succedeva da 13 anni. La Roma è campione di inverno. Il titolo sembra vicino. Nello scontro diretto con la Juve, distante solamente un punto, succede però il fattaccio. La Roma passa in vantaggio, ma il gol, il famoso gol di Turone, viene annullato. I giallorossi perdono posizioni e il titolo finisce ai bianconeri.
Paulo Roberto Falcao guida la Roma allo Scudetto 1982/83
ORA SI – L’amarezza per il risultato in campionato viene però compensata dal successo in Coppa Italia contro il Torino. Le prestazioni di campionato non degne di quell’eleganza fiabesca e dunque incantevole lasciano spazio alle gare della stagione successiva, in cui mette a referto 6 gol.
Gare in cui il Divino ha guidato passo dopo passo la costruzione per la stagione successiva, quella magica dello Scudetto 1982-83. Partite in cui ha inculcato la mentalità vincente nei compagni, troppe volte grande assente nella storia giallorossa. Sulla mentalità vincente vi è un piccolo aneddoto. Appena arrivato, un giocatore, mai specificato chi fosse, accolse così Falcao: “Siamo contenti che sei arrivato, adesso abbiamo un giocatore straniero su cui far ricadere la responsabilità quando le cose non andranno bene“. Falcao, con la freddezza che talvolta lo ha contraddistinto, rispose: “Ora capisco perché la Roma non vince da 40 anni, perché ha giocatori che pensano come te“. A testa alta in un nuovo spogliatoio. Leader, sempre e comunque.
Voci di Addio dopo i festeggiamenti:
La sera dei festeggiamenti dello scudetto, però, rischia di essere rovinata. La società e Falcao dovettero discutere del rinnovo di contratto. La notizia che Falcao avesse firmato con l’Inter iniziava a circolare pericolosamente e a prender man mano verdicitià. L’addio sembra vicino. Al telefono del presidente Fraizzoli, però, arriva una chiamata. O almeno così si è detto anni dopo. Giulio Andreotti, noto fervente tifoso romanista, telefona al massimo dirigente nerazzurro. Cosa si siano detti, o meglio, cosa Andreotti abbia detto, non è dato saperlo. Si disse che l’Onorevole abbia accennato ai grandi affari nell’abbigliamento di Fraizzoli.
Ad ogni modo, Falcao rimase alla Roma. Fortunatamente per molto, meno per altri.
Finale di Coppa dei Campioni Liverpool Roma:
LA GRANDE DELUSIONE – Nella stagione dello scudetto, così come nelle altre, Falcao è l’uomo in più, il metronomo perfetto e l’allenatore in campo. Superiore in campo e fuori. In possesso di un’eleganza che non si limita al rettangolo verde, ma che si espande al di fuori, facendo di lui un Divino Ottavo Re di Roma. Con la vittoria dello scudetto ha inizio anche la cavalcata europea. Falcao, ovviamente, è uno dei protagonisti. In positivo come in negativo. Paulo spinge i compagni a superare sé stessi, inizia a fargli capire che l’impossibile può diventare possibile. Convince gli altri, ma non sé stesso. Troppa autofiducia? Può darsi. Fatto sta che la Roma arriva in finale. In quella finale con il Liverpool. A Roma.
Le due squadre vivono in maniera totalmente diversa l’approccio alla gara. Per il Liverpool ormai è abitudine giocare questo tipo di partite. Per la Roma però no. È un appuntamento con la storia, è quel qualcosa che forse mai più si ripeterà. A Roma si respira un’aria strana. Ci sono già i bandieroni pronti a celebrare il successo europeo. La gara si mette subito male. I Reds passano in vantaggio in modo fortunoso con Neal. La Roma accusa il colpo. Non ci sta. Pruzzo pareggia. Nella Roma però qualcosa. Manca qualcuno. Ce ne accorgeremo più in là. Il risultato comunque non cambia fino alla fine dei tempi regolamentari. Si va ai rigori. I primi ad andare sul dischetto sono gli inglesi. Nicol sbaglia. Ago no. Per 55” la Roma è campione d’Europa. Neal pareggia. Conti fallisce il raddoppio. Il Liverpool non sbaglia più, la Roma si con il tiro di Graziani. Il Liverpool è campione d’Europa. All’elenco dei rigoristi, noterete voi, manca però il nome del Divino. Falcao non ha calciato. Il leader si è tirato indietro. Nel momento del bisogno lui non c’era. C’è chi ancora si aspetta di vederlo prendere il pallone in mano e dire: “Tranquilli, ci penso”. Pura illusione. Occorre però dire che nei giorni antecedenti alla finale, Falcao si infortunò gravemente al ginocchio. Per esserci fece di tutto. Chiese al Dottor Alicicco – storico medico sociale della Roma dal 1978 fino alla fine dei ’90, uno, se non l’unico, a cui veniva dedicata un’ovazione ogni qualvolta entrasse in campo-, di fargli un’infiltrazione. Infiltrazione che, come ebbe a dire Falcao anni dopo, prevedeva un’efficacia per soli novanta minuti. Rimane il fatto che quando si stavano decidendo i rigoristi, Falcao non si fece avanti. Disse che lui non lo fosse. Lui, uno dei primi tuttocampisti non era un rigorista. Lui, il trascinatore in ogni situazione, non ha avuto la grandezza di coraggio che è lecito aspettarsi da un giocatore come lui. Lui, l’uomo più atteso non c’è stato.
Il gesto ha scatenato numerose polemiche. Molti sono i tifosi che ancora oggi si chiedono se sia veramente così grande. Anche diversi compagni si pongono la stessa domanda. Graziani e Nela su tutti. Per loro, ancora oggi, Falcao è stato si un grande giocatore, ma non così grande come lo si dipinge. La verità, come sempre, viene stabilita in base a come la si pensi. Fatto sta che la scelta rimane quella. E il risultato anche.
Migliori partite giocate d Paulo Roberto Falcao con la maglia della Roma:
Ecco in ordine cronologico due particolari partite in cui Paulo Roberto Falcao ha lasciato il segno con la maglia giallorossa:
- Roma – Fiorentina 2-0, Serie A 1981-82. Prima stagione di Falcao in giallorosso. Ad inizio gara la Roma perde subito Ancelotti (ancora rimbomba nelle orecchie di molti quel “mi è uscito il ginocchio!” ripetuto più volte). I giallorossi venivano da una settimana di critiche che non risparmiavano nessuno, la Fiorentina arrivava invece con la porta ancora inviolata. Ci pensa prima Ago con un missile da 25 metri dei suoi a violarla. Poi il capolavoro. Falcao parte dall’area romanista, supera il centrocampo, appoggia per Chierico che allarga per Nela; il Divino intanto si è precipitato in area per ricevere il cross. E da qui nascerà uno dei capolavori della storia romanista. Il cross arriva, e di tacco, in corsa e senza guardare, Falcao tocca per Pruzzo che non sbaglia;
- Roma – Colonia 2-0, ottavi Coppa Uefa 1982-83. È la stagione della gioia romanista, della degna incoronazione della passione giallorossa. È la stagione dello scudetto. Oltre alle gare di campionato, nei cuori giallorossi più consumati c’è un posto anche per questo ottavo di finale di Uefa. All’andata, la Roma perde 1-0. Al ritorno c’è la rimonta. Iorio pareggio. I supplementari sono vicini. Ecco allora che arriva una mano divina dal cielo. Anzi, il destro potente. L’angolo di Conti arriva a Falcao, il quale stoppa di petto prima di lasciar partire un destro di collo pieno che va ad insaccarsi sotto la traversa. Roma 2. Colonia 0. Lo straniero non è passato, come invitava a fare la Sud;
- Pisa – Roma 1-2, Serie A 1982-83. La Roma è prima classifica. Al secondo posto c’è la Juve, quella Juve che ha già infranto i sogni tricolori giallorossi. Nello scontro diretto dell’Olimpico sono i bianconeri a trionfare. È la partita del morso del cane a Brio, è la partita che potrebbe segnare un’altra beffa. Ma è anche la partita che fa esplodere di orgoglio il popolo romanista. La domenica successiva c’è il Pisa. Si capisce che qualcosa può accadere. E quel qualcosa accade al 13’. Cross di Chierico, Falcao arriva in corsa e con un colpo di testa di eleganza, rabbia e determinazione la mette dentro. Oltre al gol, è l’esultanza che passerà alla storia. Nella corsa di festeggiamento, si tirerà su la manica destra. Non lo aveva mai fatto prima. Questo è il segnale. Ora si deve proseguire dritti all’obiettivo. E così sarà. Di Bartolomei raddoppierà. Da qui la Roma inizia a prende Ago (la a maiuscola non è un errore di battitura) e filo per cucire il tricolore.
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