La Francia è campione del mondo per la seconda volta nella sua storia: dopo venti anni esatti dal primo titolo, quello ottenuto nel mondiale casalingo del 1998, i transalpini sconfiggono 4-2 la Croazia e si rifanno della delusione europea di due anni fa.
Quali sono stati i segreti di questa nazionale giovane e piena di qualità? Tanti, e non sono nemmeno così segreti. Andiamo a vedere come è stato costruito il successo russo.
Iniziamo dal tecnico, Didier Deschamps, centrocampista di grande quantità prima e allenatore bravo a fare di necessità virtù. E’ uno dei tre tecnici ad aver vinto il mondiale da allenatore e calciatore (era il capitano della Francia nel 1998) e a fargli compagnia ci sono due come Zagallo e Beckenbauer. Ha avuto un coraggio enorme a lasciare a casa Payet, Rabiot, Lacazette e altri per varare una linea giovane con i soli N’Zonzi, Giroud, Matuidi e Lloris e a fungere da “anziani”. Il modulo scelto è stato il 4-2-3-1.
I difensori centrali titolari sono stati Umtiti e Varane, utili in avanti con un gol ciascuno e un po’ avventati dietro, ma la reale forza della linea a quattro di Deschamps è da cercare nei due terzini, il mancino Lucas Hernandez (che chiameremo Lucas, come scritto sulla casacca) e il destro Benjamin Pavard. Entrambi nati come centrali, i due classe ’96 possono giocare anche sulle fasce e hanno dato prova di grandi qualità e velocità nonché di abilità nella fase offensiva in termini di gol e assist (due assist per Lucas e un gol per Pavard), ma bravi anche a ripiegare quando necessario per dare manforte al centrocampo. Molto interessante anche il fatto che entrambi abbiano esordito da poco, a novembre, e abbiano dunque scalato rapidamente le gerarchie e scalzato dai rispettivi ruoli i titolari originari Sidibé e Mendy.
A centrocampo la diga mediana era composta da Pogba e Kanté: mentre il secondo distruggeva il gioco altrui con le sue doti di recupera-palloni, il secondo imbastiva le azioni offensive e spesso provava anche ad incaricarsene. L’ex juventino, per quanto utile, è comunque sprecato lì. Le enormi doti tecniche e il lancio e tiro preciso e potente che la natura gli ha donato farebbero di lui uno dei migliori trequartisti in giro e se i suoi tecnici gli lasciassero maggiore libertà di azione, ne beneficerebbero rendimento e spettacolo.
I tre centrocampisti avanzati costituivano un mix incredibile di velocità, tecnica e quantità: Matuidi era il cosiddetto “equilibratore”, ossia colui che aveva l’incarico di difendere lungo la linea di trequarti coprendo le avanzate delle mezzali Griezmann e Mbappé: mezzali de jure, ma esterni de facto, questi due sono stati i principali fautori del trionfo mondiale: hanno realizzato quattro gol ciascuno e siglato rispettivamente tre e un assist, ma gli scatti e i calci da fermo del petit diable e l’incredibile rapidità del talento del Psg e futuro top player hanno scompaginato tutte le difese e messo alle corde ogni difensore, più o meno arcigno, che gli si parasse davanti.
Quella francese, in chiusura, è una nazionale giovane e rampante che ha iniziato un ciclo e proverà a proseguirlo. Il tempo è dalla parte di Deschamps e la giovanissima età della maggioranza dei protagonisti promette anni di grandeur.
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