Allegri decide di riproporre la stessa squadra dell’andata, a Montecarlo, con la difesa a 3, ma con il ritorno di Khedira accanto a Pjanic. Un ritorno che durerà poco, visto che il tedesco si infortunerà dopo 9 minuti e lascerà spazio a Marchisio. Il piano di gioco della Juventus è chiaro: evitare di correre grossi rischi, soprattutto nei primi 45 minuti, e cercare di colpire in contropiede.
Le sorprese arrivano da Jardim, che decide di schierarsi a specchio, mettendo in campo tutti e 3 i centrali difensivi, ovvero Raggi, Glik e Jemerson, e togliendo in un sol colpo sia Lemar che Fabinho. Mendy torna fra i titolari, giocando sulla sinistra e facendo giocare Sidibè nel ruolo naturale di terzino destro (in questo caso, esterno tutta fascia).
QUINDICI MINUTI DI PAURA
Il Monaco scende in campo con decisione, e voglia di giocare, sviluppando la manovra soprattutto sulla fascia sinistra, dove Mendy mette in difficoltà Dani Alves, e Mbappè cerca di prendere alla sprovvista più volte Barzagli, puntandolo in 1 vs. 1.
I monegaschi consolidano il possesso con i tre centrali, e con Bakayoko che molte volte compie la salida lavolpiana per migliorare la fase di costruzione. Di particolare importanza la presenza di Joao Moutinho in mediana, ma soprattutto di Bernardo Silva nella trequarti. I due portoghesi sono vicini, e riescono a giocare più velocemente, prendendo alla sprovvista molte volte la squadra di Allegri.
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I due esempi più lampanti di sviluppo del gioco del Monaco. In particolare nella seconda occasione i monegaschi andranno vicini alla rete.
I bianconeri nei primi 15 minuti rischiano molto, soprattutto con le sovrapposizioni di Mendy. Il vero problema, però, dietro lo sviluppo della manovra del Monaco è il fatto che i biancorossi nella maggior parte dei casi concludono l’azione con un cross verso l’area, dove svettano quasi sempre le torri difensive dei bianconeri, e nel caso in cui la palla vada in porta c’è comunque Buffon, una saracinesca. La Juventus però quest’anno è una squadra così esperta e ben amalgamata che sa sempre trovare il modo di adattarsi all’ambiente calcistico che si viene a creare, in ogni partita e con una velocità impressionante.
CAMALEONTICI
La squadra di Allegri così accetta il temporaneo dominio territoriale degli avversari e cerca di colpire con armi diverse. Approfittando del tanto spazio lasciato a Pjanic, i campioni d’Italia provano ad attaccare i monegaschi soprattutto con delle giocate in verticale, alle spalle della sempre disattenta retroguardia francese.
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Il Monaco rischia di subire almeno 3 reti, salvato solo da Subasic, alla fine però subisce la rete che sotterra le ambizioni di rimonta nella maniera più semplice, ovvero da un contropiede che seguiva un calcio d’angolo battuto male dal Monaco. I monegaschi si lasciano sorprendere dalla conduzione di Alex Sandro in velocità, e ad un certo punto dell’azione Jemerson e Glik sono in due contro quattro. Quando la palla arriva a Dybala, a rimorchio, l’argentino è bravissimo a fare una pausa che permette a Dani Alves di proporsi nell’halfspace destro, il brasiliano, servito da Pjanic, pennella l’ennesimo cross perfetto per Mandzukic, che insacca dopo l’ennesimo miracolo di Subasic.
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Il gol di Mandzukic spezza le gambe al Monaco, che però con grande abnegazione riprende il possesso della palla, e non cambia il piano di gioco. La Juventus però è ancora più sicura di sé, riesce ad alzare il pressing come aveva fatto nella gara d’andata, e mette in difficoltà Mendy al 42′. Dal calcio d’angolo che segue arriva la meravigliosa rete del migliore in campo, Dani Alves, che con 3 assist e 1 gol è l’assoluto trascinatore dei bianconeri nelle semifinali.
SECONDO TEMPO, QUASI SENZA SENSO
Dopo 10 minuti dall’inizio della ripresa Jardim manda in campo Fabinho, tornando all’originario 4-4-2, ma di fatto è impossibile scalfire il muro difensivo della Juventus, figuriamoci farle 4 gol in 45 minuti. Con l’ingresso di Cuadrado Allegri vuole incidere ancora di più negli spazi, ma quello che accade nella ripresa non segue più un preciso processo tattico. La stessa rete di Mbappè, che mette fine all’incredibile striscia di imbattibilità di Buffon, nasce in maniera casuale dagli sviluppi di un calcio d’angolo.
La Juve accede alla finale di Cardiff con merito, dimostrando ancora una volta come la forza dei campioni d’Italia non stia solo nella superiorità tecnica di alcuni singoli, ma tanto nel gioco di squadra, nell’incredibile modo in cui Allegri (e il suo staff) sa leggere tatticamente le partite e adattare i suoi uomini alle situazioni che gli si presentano, che siano esse negative o positive.
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